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Le strisce bianche di Nemo sono segnali per riconoscersi

Gialli, rossi, arancioni, neri e con le loro immancabili strisce bianche brillanti: c'è una ragione ben precisa se i pesci pagliaccio che affollano le barriere coralline, resi celebri dalla pellicola 'Alla ricerca di Nemo', hanno grandi strisce bianche: grazie ad esse possono riconoscersi in mezzo ad altre specie. La scoperta, pubblicata sulla rivista Bmc Biology, è del Consiglio Nazionale francese della Ricerca Scientifica (Cnrs).

Studiando le circa 30 specie di pesce pagliaccio, i ricercatori hanno dimostrato che i singoli pesci usano le strisce per distinguere i loro simili dagli esemplari di altre specie, una cosa fondamentale ai fini dell'organizzazione sociale di questi animali che vivono tra gli anemoni di mare. In questo ambiente, infatti, possono essere presenti nello stesso momento più specie e qui gli individui i più giovani cercano di mettere su la loro casa definitiva.

I ricercatori hanno inoltre analizzato il modo in cui le strisce bianche possono modificarsi, scomparendo e ricomparendo nell'arco della vita del pesce pagliaccio, e hanno scoperto che appaiono una alla volta e con un ordine diverso a seconda dell'età dei pesci: dalla testa verso la coda nei più giovani e nell'ordine opposto nell'età adulta. Per ricostruire l'origine di queste sequenze i ricercatori hanno 'scavato' nella storia evolutiva di questo pesce, scoprendo che il loro comune antenato aveva tre strisce. Proprio come nel moderno pesce pagliaccio, anche queste erano composte da cellule pigmentate - gli iridofori - che contengono dei cristalli riflettenti. Nel corso dell'evoluzione, alcune specie di pesce pagliaccio hanno perso gradualmente le loro strisce, fino ad acquisire la tavolozza di colori che possiamo vedere oggi.

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