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La stella che non voleva morire

Per gli astronomi è diventata "la stella che non voleva morire": Eta Carinae, distante 7.500 anni luce dalla Terra, è sopravvissuta 170 anni fa a un'eruzione stellare che l'ha resa una delle più brillanti della Via Lattea. L'eco di questo cataclisma è giunto fino a noi e i ricercatori dell'Università americana dell'Arizona e del telescopio Hubble, coordinati da Nathan Smith e Armin Rest, lo hanno ricostruito compiendo un viaggio indietro nel tempo.


Un'animazione della carambola cosmica di tre stelle e dell’eruzione stellare che ha fatto di Eta Carinae una delle stelle più luminose della Via Lattea (fonte: NASA, ESA, and G. Bacon, STScI)

 

All'origine dell'esplosione ci sarebbe stata una carambola cosmica che ha coinvolto 3 stelle, due delle quali si sono fuse. È l'ipotesi contenuta in due studi pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Gli astronomi, tra i quali gli italiani Federica Bianco e Giovanni Maria Strampelli, hanno studiato l'eco di questa esplosione, rimbalzato attraverso le nubi interstellari. Per farlo, hanno usato oltre alle immagini del telescopio spaziale Hubble, quelle di diversi telescopi terrestri.

L'ipotesi è che l'eruzione stellare sia dovuta a un pasto cosmico con protagonista Eta Carinae, che ha divorato una delle 2 compagne, proiettando nel cosmo una quantità di materiale 10 volte superiore al Sole a una velocità 20 volte maggiore alle attese. Una velocità confrontabile a quella del materiale espulso dall'esplosione di una supernova.

Questo materiale, spiegano gli autori della ricerca, ha poi formato la nube di gas Nebulosa Omuncolo, che circonda Eta Carinae con una struttura a manubrio, una delle più fotografate da Hubble. Per Smith, "lo studio dell'eco rappresenta l'alternativa migliore al viaggio nel tempo. È sorprendente - ha concluso - come, contrariamente a quanto avviene con le supernove, Eta Carinae sia riuscita a sopravvivere a questa eruzione stellare".

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