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Dai sottosegretari alle presidenze delle commissioni, non c'è ancora intesa: tutti i nomi in ballo

Matteo Salvini a Palazzo Chigi

Dai sottosegretari alle commissioni parlamentari: le nomine sono ferme e crescono i malumori. L'opposizione scalpita, dal Pd e da Fi si grida allo scandalo per i ritardi nelle designazioni delle presidenze che bloccano il lavoro delle commissioni parlamentari ed anche il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, è costretto alla sua prima "tirata d'orecchie" ai deputati. Invierà ai capigruppo di Montecitorio una lettera per sollecitare le designazione dei componenti delle permanenti.
Il Pd si indigna: "Non si può restare ancora fermi perché Lega e Cinquestelle si devono occupare delle poltrone: questo non è porre in cima gli interessi degli italiani ma quelli dei due partiti" attacca il capogruppo a Montecitorio, Graziano Delrio. Anche Simone Baldelli, vice presidente del gruppo di Fi si lamenta del fatto che a tre mesi dalle elezioni il Parlamento non sia ancora in condizione di lavorare: "Al di là degli impegni del presidente Conte, forse dietro al ritardo c'è un problema di natura politica. Il Governo si muova".
Il problema, infatti, è di natura politica ed è strettamente legato innanzitutto alla complessa architettura del completamento della squadra di governo con la nomina dei sottosegretari che, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, dovrebbe definirsi entro la prossima settimana. Un dato confermato da Matteo Salvini che ieri ha presieduto il suo primo cdm in qualità di "vicepremier anziano" sostituendo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in volo per partecipare al G7 in Canada. Proprio in cdm Salvini ha proceduto alla nomina del suo capo di gabinetto: la scelta è caduta sul prefetto di Bologna Matteo Piantedosi.
La partita delle nomine intanto è connessa anche a quella della sostituzione dei questori dopo che, per la nomina a ministri, Lorenzo Fontana e Riccardo Fraccaro si sono dimessi da vicepresidente e questore della Camera. Complicando ancora di più l'incrocio di incarichi tra ministri, viceministri e sottosegretari che vede M5s e Lega "marcarsi" a vicenda a partire dal nodo deleghe.
A Palazzo Chigi, per quella all'editoria, sono in corsa due M5s, Emilio Carelli e Primo di Nicola che potrebbe però essere destinato al ministero dei Beni culturali dove è in pole anche la collega Michela Montevecchi. Per i servizi è in pista il 5 stelle Vito Crimi, un passato al Copasir ora conteso tra il Pd e Fdi, mentre per le altre bicamerali alla Vigilanza concorrono tre azzurri, Paolo Romani, Maurizio Gasparri e Renato Schifani e all'Antimafia il pentastellato Nicola Morra. Sulla delega alle Tlc, che Di Maio vorrebbe tenere per se, è braccio di ferro tra M5S e Lega, mentre il trasferimento della delega al Turismo dal ministero della Cultura a quello dell'Agricoltura sarebbe cosa fatta.

Tra i nomi in pole figurano, con buona certezza, Laura Castelli e Stefano Buffagni come vice ministra e sottosegretario al Mef anche se il secondo potrebbe finire al Mise. Questa partita è esiziale in ottica del rinnovo del Cda di Cdp dove si è acceso il confronto tra i sostenitori di Flavio Valeri e quelli di Massimo Sarmi, proposto dalla Lega e sul quale il Movimento potrebbe convincersi. Se al Mise la dovesse spuntare Castelli come viceministro potrebbe essere affiancata da un sottosegretario della Lega ma di peso come l'economista Alberto Bagnai.

Per gli Esteri il nome che circola con insistenza è quello di Manuela Del Re a cui spettava la Farnesina nel governo 'ombra' M5s. Ai Trasporti a fare da vice a Danilo Toninelli dovrebbe essere il leghista Edoardo Rixi. Stefano Candiani e Nicola Molteni, altri due big del Carroccio, sono in piena corsa, direzione Viminale e Giustizia.

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