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Cibo e salute, qualità dieta mediterranea a rischio

(ANSA) - ROMA, 7 GIU - Dieta mediterranea sì ma che sia di qualità e secondo tradizione. A rischio, infatti, secondo gli esperti, quel tratto distintivo salva-salute di questo stile di vita a tavola. L'allarme è stato lanciato nel corso del convegno dal titolo 'Come sa di sale lo pane altrui - il cibo al cospetto dell'esperienza migratoria in Nord America' organizzato a Roma da Istituto Cooperazione Paesi Esteri.

Proprio dall'analisi delle migrazioni, come fenomeno di nuove abitudini anche alimentari, e dai connazionali all'estero, parte una nuova battaglia a difesa del mangiare sano e italiano.

"Promuoverò un'iniziativa specifica - annuncia l'on. Fucsia Fitzgerald Nissoli, eletta nella circoscrizione estero, Nord e centro America - a difesa del made in Italy". "La migrazione degli italiani in America e la migrazione globale verso più di 88 paesi - spiega il direttore di Statistica al Calandra Institute di New York, Vincenzo Milione - si traducono nella migrazione di cibo, dieta e identità tra i paesi di origine. E' necessaria una ricerca successiva se e come sono cambiate anche le ricette e la dieta italiane". Da qui la necessità di tornare alla vera dieta mediterranea. "Il modello - dice il direttore della scuola di specializzazione di Scienza dell'alimentazione all'Università Tor Vergata, Antonino De Lorenzo - è riconosciuto ma assistiamo a un'erosione della qualità. Riconoscere la qualità della dieta mediterranea significa anche contrastare danni alla salute". "Una dieta inappropriata - dice il direttore della scuola specializzazione in Medicina interna all'Università La Sapienza, Paolo Martelletti - equivale a una colpevolezza condivisa per le malattie". E mette in guardia contro "la dieta mediterranea esportata come business". La sicurezza alimentare, aggiunge il colonnello dei Carabinieri Sanità alimentare, Giuseppe Cenname "assume dignità di natura strategica per la salute della popolazione". Ma la tavola anche "difesa dal rischio di perdita di identità", dice Giovanni Maria De Vita, direzione generale Italiani all'estero, mentre per l'esperto di antropologia dei patrimoni gastronomici a Tor Vergata, Ernesto Di Renzo, nelle migrazioni "portarsi il proprio cibo equivale a portarsi il proprio mondo".

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