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Mad for science, DiaSorin premia miglior laboratorio scuole

TORINO - Un team per scuola di 5 studenti e un docente, un progetto che prevede 5 esperienze didattiche di laboratorio. Un tema, l'alimentazione, e un challenge, progettare un biolaboratorio al passo con l'avanguardia tecnologica per la propria scuola. E un obiettivo: aggiudicarsi il premio per realizzarlo. Sono gli ingredienti di Mad for Science, il concorso rivolto ai licei scientifici del Piemonte ideato da DiaSorin, azienda leader mondiale nel campo della diagnostica, con l'obiettivo di stimolare fra i più giovani l'amore per la ricerca scientifica pratica.

Per questa seconda edizione, dedicata all'alimentazione, due i premi assegnati dalla giuria presieduta da Francesca Pasinelli, direttore generale della Fondazione Telethon, e composta da Cristina Messa, rettore dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, Elena Zambon, presidente dell'omonima multinazionale farmaceutica, la giornalista Raffaella Cesaroni e Andrea Salonia, professore associato di Urologia dell'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano e direttore dello Urological Research Institute. A loro il compito di scegliere il progetto vincitore del finanziamento di 60 mila euro per realizzare o implementare il laboratorio della scuola, ma anche il progetto che si aggiudica 10 mila euro per la miglior comunicazione. Quest'anno sono state 35 le candidature fra cui sono stati scelti i 6 licei finalisti che questa mattina, a Torino, hanno presentato alla giuria il loro progetto, valutato in base a criteri di pertinenza, originalità, coerenza, fattibilità, validità e sintesi.

"L'idea di questo concorso - spiega il Ceo di DiaSorin, Carlo Rosa - è nata da un'osservazione fatta una sera da un chimico e una immunologa che, guardando un libro di testo di un liceo, si sono chiesti come sia possibile innamorarsi della scienza senza la sperimentazione. Per questo - aggiunge - DiaSorin ha deciso di affiancarsi alla scuola per realizzare questo sogno". Parlando della prima edizione dello scorso anno, "un'esperienza meravigliosa", Rosa ricorda di essere rimasto particolarmente colpito dal fatto che "il 50% dei ragazzi che hanno partecipato fosse di quinta, il che significa che non avrebbero beneficiato dei frutti pratici di questo concorso e che quindi hanno voluto lavorare per costruire qualcosa che rimanesse a chi veniva dopo di loro. Un aspetto centrale di questo concorso - conclude - e della ricerca scientifica in generale".

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