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Alberi monumentali, viaggio tra le opere d'arte della natura

BOLGHERI - Sugli alberi noi trascorrevamo ore e ore, e non per motivi utilitari come fanno tanti ragazzi che ci salgono solo per cercar frutta o nidi d’uccelli, ma per il piacere di superare difficili bugne del tronco e inforcature, e arrivare più in alto che si poteva… E’ uno stralcio del capolavoro di Italo Calvino, “Il barone rampante”, la storia di un giovane rampollo di una famiglia nobile ligure che, in seguito a un litigio con i genitori, si arrampica su un albero del giardino di casa per non scendervi più per il resto della vita. Quell’alto fusto che ispirò Calvino, un “falso pepe” o Schinus molle, era una delle piante che abbellivano Villa Meridiana a Sanremo, dove abitava con i genitori e di cui ora c’è solo una targa commemorativa. Oggi il comune della città ligure organizza sui luoghi cari a Calvino passeggiate e visite che terminano al parco di Villa Ormond, che oltre al museo del fiore ospita giganteschi ficus, altissime palme, araucarie e altre piante esotiche e rare, amate dallo scrittore e diventate veri monumenti della natura.

Quello di Calvino non è l’unico albero monumentale in Italia che suscita interesse e curiosità: i cipressi lungo il viale che collega San Guido a Bolgheri, in Toscana, cantati da Giosuè Carducci nella poesia “Davanti a San Guido”, sono meta di pellegrinaggi; così come lo è il grande faggio di san Francesco a Rivodutri, in provincia di Rieti, dove il santo di Assisi vi trovò riparo nel suo cammino. In provincia di Lucca desta attrattiva turistica anche la quercia delle streghe di Gragnano, che ha 600 anni di vita e ha ispirato Carlo Collodi per le avventure di Pinocchio; e il filare di gelsi di Villa La Rotonda del Palladio a Vicenza, che rappresentano l’antica memoria dell’allevamento dei bachi da seta. Se l’abete bianco di Serra San Bruno, in Calabria, è il più grande d’Europa, il contorto platano dei 100 bersaglieri di Caprino Veronese, vicino al lago di Garda, rientra tra i monumenti vegetali per i suoi 600 anni di vita. Lo straordinario platano è chiamato così perché nel 1937, durante una manovra dell’esercito italiano, si nascosero tra le sue fronde cento soldati. Anche gli ulivi secolari di Luras, in Sardegna, e il bosco ultracentenario di 60 pini larici e aceri montani a Spezzano della Sila, in Calabria, attirano viaggiatori e curiosi; così come il larice di Pietraporzio, nel Cuneese: dopo due ore di camminata nel vallone del Piz si raggiunge l’enorme e antichissimo albero – pare abbia 6 secoli e mezzo di vita - cresciuto sopra una pietra e che sembra uscito da un racconto fantasy. Le antiche faggete della foresta Umbra in Puglia sono state premiate dall’Unesco, così come ha una forte valenza storica la sequoia di Longarone, testimone del disastro del Vajont del 1963, che l’ondata miracolosamente non riuscì a sradicare. Il valore storico lo hanno anche il pino marittimo che Garibaldi piantò a Caprera nel 1867 quando nacque la figlia Clelia e il gigantesco ficus di piazza Marina a Palermo, sotto le cui fronde nel 1909 fu assassinato il poliziotto italo-americano Joe Petrosino. Meritano un viaggio le querce gemelle del parco di Monza e i giganti di Fallistro, 50 esemplari di pino nero calabro che, dall’alto della Sila, svettano da secoli come guardiani delle loro terre, remote e antiche. Incredibile, infine, è la storia dell’eucalipto rosso dell’eremo dei Camaldolesi a Napoli, che è diventato anche protagonista di un bestseller australiano: si racconta che il seme da cui è germogliato sia arrivato dall’altra parte del mondo nella tasca di un marinaio, dalla quale cadde durante una lite con la figlia che, dopo varie vicissitudini, era andata a vivere nel convento napoletano.

Viaggiare alla scoperta di piante rare, d’interesse paesaggistico o collegate a eventi storici o culturali – queste sono alcune delle 7 caratteristiche principali per diventare “albero monumentale” - è un modo nuovo e piacevole per scoprire il territorio e la sua storia. Con l’articolo 7 della legge numero 10/2013 il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e delle Foreste ha istituito la tutela di questi alberi, che ogni regione ha poi censito per proteggerli e per sfruttare il loro valore economico-turistico. Oggi in Italia esistono 22mila alberi monumentali, di cui 2.406 definiti di “grande interesse” e 150 di “eccezionale valore storico o monumentale”, destinati quindi ad avere una speciale protezione, oltre che un’apposita segnalazione. Le regioni e i comuni, dal loro canto, incoraggiano a scoprire e ad ammirare queste opere d’arte della natura, che sono entrati a far parte del nostro patrimonio storico e culturale e che rappresentano una memoria collettiva di grande rilievo. Sono sempre più numerose le amministrazioni comunali che sono riuscite a creare dei circuiti turistici intorno ai giganti della natura per ammirarne la bellezza e l’unicità. Ogni anno nascono passeggiate e tour con strutture adeguate e indicazioni stradali per andare a trovare quei vecchi e silenziosi testimoni della storia, dell’ambiente e della tradizione per viaggi rispettosi della natura e, in alcuni casi, del loro sacrificio, come per gli abeti rossi di Paneveggio, in Val di Fiemme, che hanno fornito la materia prima ai liutai veneziani e allo stesso Stradivari, che utilizzava il loro prestigioso legno, caratterizzato da anelli di crescita molto sottili e concentrici e con scarsità di nodi, per la fabbricazione dei violini.

L’elenco degli alberi monumentali è in continua crescita ed è sottoposto a mirate indagini da parte del ministero; tuttavia l’incuria umana o eventi incidentali possono determinarne la fine, come nel caso dell’abete dei Principi che lo scorso novembre è stato abbattuto da una forte raffica di vento: l’Avéz del Prinzep, in Trentino, di 250 anni era considerato l’abete bianco più imponente delle Alpi con i suoi 54 metri di altezza e 4 di circonferenza. Lasciarsi sedurre dalla bellezza delle piante monumentali, seppur fragile, dunque, merita un viaggio nel nostro Paese, dove finalmente istituzioni pubbliche e strutture private hanno capito che anche gli alberi hanno una valenza culturale e turistica degna di essere presa in considerazione.

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