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La Terra è avvolta da una "nube" di detriti spaziali

ROMA. Sono almeno 21.000 i veicoli spaziali che ruotano attorno alla Terra e solo mille di essi sono attivi: gli altri costituiscono una nube di detriti, frammenti le cui dimensioni variano da pochi centimetri ad alcune tonnellate.  La spazzatura spaziale ha cominciato ad accumularsi 60 anni fa, con l’inizio dell’Era spaziale, ed è destinata a diventare un problema sempre più importante. I detriti sono ciò che resta di stadi di razzi e satelliti ormai in disuso, alcuni distrutti da continui impatti o dall’erosione.

Si calcola che 16.000 abbiano dimensioni maggiori di 10 centimetri e che siano almeno 300 milioni quelli maggiori di un millimetro, tra frammenti, bulloni e scaglie di vernice; non mancano oggetti smarriti dagli astronauti durante le passeggiate spaziali: almeno un guanto, una chiave inglese, un paio di forbici. Gli oggetti molto grandi sono relativamente pochi, circa 2.000, ma almeno 1.500 pesano oltre un quintale: vale a dire che il loro peso equivale al 98% delle 1.900 tonnellate complessive della spazzatura orbitale. "Il problema posto è il rischio di eventuali collisioni e si lavora per cercare di ridurlo il più possibile», ha detto Alessandra Celletti, del dipartimento di Matematica dell’università di Roma Tor Vergata ed esperta di Meccanica celeste.
Il primo a capire che i detriti spaziali erano destinati a diventare un serio problema è stato l’astronomo Donald Kessler, già alla fine degli anni '60 aveva cominciato a elaborare i primi modelli per descrivere il rischio di collisione con veicoli operativi in orbita o con altri detriti. Ora è chiaro a tutti che, senza contromisure, si rischia che la spazzatura spaziale rischi di rendere impraticabili alcune orbite, impedendo di rilasciare in esse nuovi satelliti.

Ad affrontare il problema è la Iadc (Inter-Agency Space Debris Coordination Committee), la commissione internazionale che ha il compito di stabilire le procedure da seguire quando un satellite viene dismesso. Una possibilità è fare in modo che i frammenti rientrino nell’atmosfera, disintegrandosi nell’ impatto; un’altra possibilità, più complessa, prevede il trasferimento in posizioni sicure chiamate orbite cimitero: le prime sono state individuate per i satelliti che si trovano nelle orbite più distanti, quelle geostazionarie, mentre per quelli che sono nell’orbita bassa non è stata ancora trovata una zona altrettanto stabile.

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