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Ictus, Alzheimer e sclerosi multipla, neuroscienze centrali

BOLOGNA - La sempre maggiore centralità delle neuroscienze. Il punto sulle malattie neurodegenerative. Gli sforzi da fare - a livello istituzionale e culturale - per una sempre maggiore omogeneità sul territorio per affrontare una patologia tempodipendente come l'ictus. Sono solo alcuni dei temi che saranno al centro del LVIII congresso nazionale della Sno (Scienze neurologiche ospedaliere), a Riccione dal 2 al 5 maggio.
"Nel giro di una generazione - ha spiegato uno dei presidenti del congresso Luigino Tosatto, direttore Uo Neurochirurgia Cesena, Ausl Romagna - vi è stato un'importante sconvolgimento nelle patologie delle persone. Oggi le malattie più frequenti sono da riferire al benessere, all'inquinamento ambientale, all'aumento dell'aspettativa di vita". Tra queste, ci sono quelle neurodegenerative e neurologiche e questa centralità ha spinto la sanità a impegnarsi in programmi di ricerca e studio che, per Tosatto, devono superare i confini degli istituti di ricerca e cura a carattere scientifico e integrarsi con gli ospedali. "Proprio questo progetto di integrazione - ha concluso - rappresenta uno dei capisaldi della Sco che ha in sé la forza di essere una società multidisciplinare e di raccogliere i principali attori delle neuroscienze che sono i neurologi, i neuroradiologi e i neurochirurghi".
Alzheimer, Parkinson e sclerosi multipla. Proprio le malattie neurodegenerative saranno tra quelle su cui si concentrerà l'incontro di Riccione che, come spiega un altro dei suoi presidenti, il direttore Unità operativa neurologia Cesena Forlì, Ausl Romagna, Walter Neri, "sono senz'altro una delle più grandi sfide che devono affrontare le neuroscienze cliniche. E questo per la loro crescente prevalenza legate al prolungarsi dell'aspettativa di vita e per l'impegno sempre maggiore che richiedono in ambito di ricerca per le terapie. Parlarne al congresso Sno è molto importante per mettere a confronto neurologi con altre figure professionali compresi i neurologi del territorio perché l'assistenza a queste patologie non si limita alla fase ospedaliera ma deve essere continuata e integrata proprio nel territorio".
Infine un altro tema sarà quello dell'omogeneità a livello territoriale per gli interventi sull'ictus, un aspetto "fondamentale - ha spiegato la terza presidente del congresso, Maria Ruggiero, direttore unità operativa neuroradiologia Cesena Rimini, Ausl Romagna - perché è fondamentale garantire l'equità di cura come dovrebbe essere per tutte le patologie. Ma l'ictus ci obbliga a organizzarci ancora meglio in quanto è una patologia tempodipendente che non consente grossi spostamenti ma impone che il paziente venga trattato in loco". Al di là degli aspetti organizzativi, però, per la dottoressa "la cosa più importante è che noi professionisti impariamo a parlare tra di noi. Gestire l'ictus significa fare un grosso passo avanti per tutti i protagonisti coinvolti. Se non lo facciamo, se ognuno resta arroccato sulle conoscenze della propria specialità non riusciremo mai a costruire una rete efficace. E questo è l'augurio che faccio a tutti noi".

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