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Cia, senza immigrati andremmo in difficoltà

NAPOLI - "Senza il lavoro degli immigrati l'agricoltura italiana andrebbe in difficoltà, perché alcune produzioni non possono essere meccanizzate. Se non ci fossero i lavoratori stranieri probabilmente non saremmo in grado di produrre, trasformare e vendere il nostro prodotto". Lo ha detto ad ANSAmed Alessandro Mastrocinque, presidente della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) in occasione dell'assemblea regionale a Napoli. Mastrocinque ha spiegato che "settore è molto aperto agli immigrati anche perché per anni si è pagato il fatto che gli italiani non sono più disposti a certi lavori come la zootecnia o le raccolte in pieno campo. Su questo gli immigrati hanno dato una grossa mano. In più i lavoratori che operano nell'agricoltura si insediano qui, richiamano le famiglie e quindi quel patrimonio economico non va più fuori dai confini italiani".

Gli immigrati giocano un ruolo importante del mondo agricolo, ricorda Mastrocinque che sottolinea come "le nostre aziende hanno bisogno di queste forze lavoro per possiamo produrre bene e creare reddito. Vedo che nel mondo politico emerge una chiusura in questa campagna elettorale, invece noi siamo aperti". Un'apertura confermata anche dal presidente nazionale della Cia. Secondo Scanavino non ci sono dati certi ma il 10% dei lavoratori nell'agricoltura italiana dovrebbero essere stranieri. "Bisogna distinguere - precisa però - tra l'immigrazione non mossa dalle guerre e quella economica. Con quest'ultima c'è un rapporto virtuoso. Oggi l'immigrazione mossa da guerre porta grandi masse che possono finire alla mercé della delinquenza e qui trova terreno fertile il caporalato. Un fenomeno presente al sud ma forse ancora di più nel nord Italia e che combattiamo aspramente".

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