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Draghi & Co, tante fake news storiche sull'evoluzione

Draghi dalla coda biforcuta, uccellini dipinti a mano, topi ragno 'Frankenstein': sono molte le 'fake news' su cui sono inciampati nel corso dei secoli illustri naturalisti e zoologi impegnati nello studio degli animali e dell'evoluzione. Superate grazie al rigore e al metodo scientifico, oggi possono ancora insegnarci a vincere le 'bufale' che imperversano su Internet e social network. A spiegarlo è Giorgio Bardelli, curatore della sezione di Zoologia dei Vertebrati al Museo di Storia Naturale di Milano, in occasione dell'evento 'Sicuramente vero? Fatti, ipotesi e congetture', promosso nell'ambito delle celebrazioni per il Darwin Day 2018. La conferenza è trasmessa in diretta sul canale Scienza e Tecnica dell'ANSA, in collaborazione con Scienza in rete.

"In passato il confine tra animali reali e fantastici è stato spesso indefinito", racconta Bardelli. "E' così capitato che un illustre naturalista di fine Seicento, Johann Scheuchzer, descrivesse i draghi che avrebbero abitato le Alpi svizzere. Può sembrare un errore ridicolo, eppure per il tempo non era così inverosimile: alcune caratteristiche anatomiche, come la cresta o la doppia coda di certi draghi, trovavano perfino un fondamento nell'osservazione di serpenti e lucertole". Oltre agli errori, spesso si sono verificate vere e proprie frodi scientifiche.

"Lo zoologo Carlo Luciano Bonaparte, nipote di Napoleone, descrisse per sbaglio come una nuova specie un uccello che in realtà era stato colorato artificialmente", ricorda l'esperto. "Nell'Ottocento, invece, il direttore del nostro museo, Emilio Cornalia, definì come una nuova specie di topo ragno quello che invece era un esemplare che qualcuno aveva costruito ad arte mettendo insieme parti anatomiche di topi ragno di specie diverse".

Questi casi "dimostrano che nessuno scienziato è immune da errori e frodi. Per superarli serve metodo: nella scienza – sottolinea Bardelli - ogni affermazione deve essere basata su prove rese di pubblico dominio, suscettibili di verifica ed eventuale confutazione. Una cosa che molti dimenticano ancora oggi”.

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