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Vetri rotti, liti e arresti e abusi
Sicilia, paura nei pronto soccorso:
in un mese nove casi di violenza

PALERMO. I sindacati lanciano allarmi, i pazienti hanno paura, ma la situazione non cambia: andare al pronto soccorso di un ospedale siciliano sta diventando un rischio serio, tra aggressioni, liti, vetri rotti e arresti. La gente è preoccupata, e sempre più spesso si lamenta, dice ad alta voce che in ospedale si va per guarire, non per assistere a certi spettacoli o addirittura per essere feriti a loro volta.

Per non parlare dei medici, oggetto della poca pazienza e dell’inciviltà di alcuni pazienti che proprio non ce la fanno ad aspettare il loro turno, oppure valvola di sfogo quando un loro caro sta male e non sanno con chi prendersela. E in certi casi si va oltre, molto oltre, come purtroppo ben sa la dottoressa violentata durante un turno di guardia medica nel Catanese.

Nell’ultimo mese sono stati almeno 9 i casi in pronto soccorso al centro della cronaca. L’ultimo proprio in queste ore, quando è arrestato per violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale Alessandro Candela, il 42enne che ieri sera era stato identificato nella sede della squadra mobile di Catania poche ore dopo che aveva colpito con calci e pugni un poliziotto e una guardia giurata in servizio nel pronto soccorso dell'ospedale Vittorio Emanuele. L'uomo, sottoposto in passato alla misura dell'avviso orale, aveva accompagnato una familiare e, a causa della lunga attesa per accedere alle cure dei medici, aveva iniziato a inveire contro il personale medico che, per evitare che la situazione potesse degenerare, ha immediatamente richiamato l'agente del posto di Polizia, che è intervenuto con l'ausilio di una guardia giurata.

Nelle prime due settimane di gennaio sono stati aggrediti tre infermieri nelle strutture ospedaliere palermitane, un medico e un ausiliario del pronto soccorso di Caltanissetta, un medico dell’Est-118 a Patti. Ed è proprio per questo che il sindacato medici italiani (Smi) chiede un intervento del presidente della Regione Nello Musumeci e del ministro dell’Interno Minniti.

Emanuele Cosentino, vice segretario regionale Smi Sicilia, sottolinea che «l'episodio più grave si è verificato nei confronti di un medico dell’Emergenza sanitaria territoriale-118 della postazione Msa di Falcone, inviato per un soccorso in codice verde, quindi di scarsa gravità, a Patti: nella notte del 5 gennaio è stato proditoriamente aggredito dallo stesso paziente che stava soccorrendo, con un pugno che gli ha provocato la frattura del setto nasale e la lacerazione del labbro superiore». «Si è da tempo superato abbondantemente il limite della sopportazione. Lo Smi chiede un intervento immediato e deciso al presidente della Regione Musumeci e del ministro dell’Interno Minniti che spezzi definitivamente questa tragica spirale», conclude Cosentino.

Anche il Nursind dopo l’ultima aggressione avvenuta al Sant’Elia di Caltanissetta aveva lanciato un allarme. “Il disagio lavorativo che quotidianamente si vive in questa azienda sanitaria – si legge in una nota a firma della segreteria territoriale guidata da Giuseppe Provinzano - è palpabile. Gli infermieri spesso vengono chiamati a saltare il riposo e a coprire i vuoti in organico ormai cronici, da nord a sud della provincia. La mancanza di programmazione, pianificazione nonché la mancata collaborazione con il sindacato induce a pensare che i veri problemi della sanità di questa provincia siano ben altri”.

E qualche volta anche dei piccoli pazienti rischiano di farsi male. Il mese scorso un uomo ha colpito con un pugno la vetrata scorrevole del triage del pronto soccorso dell'ospedale dei Bambini di Palermo, rompendola. Il telaio è finito con tutto il vetro sulla scrivania dove si trovava un'infermiera e un bimbo.

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