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Ancora proteste e scontri in Iran, almeno 10 morti

TEHRAN. La televisione statale iraniana riporta che 10 persone sono state uccise durante le proteste in corso nel Paese. Le manifestazioni sono iniziate per protesta contro il carovita e un’economia che stenta a decollare - soprattutto per la gente comune, nonostante la revoca delle sanzioni dopo l’accordo con la comunità internazionale sul nucleare -, poi trasformatesi in dimostrazioni anti-governative e contro la corruzione del regime.

Negli scontri della notte scorsa almeno due persone sono morte a Doroud, nel Lorestan. Sei le vittime secondo altre fonti, non ufficiali. Nella sola Teheran inoltre sono stati arrestati 200 manifestanti, alcuni dei quali già rilasciati, e una quarantina di leader della protesta, accusati di aver organizzato «manifestazioni illegali» e di aver danneggiato proprietà pubbliche, ha reso noto il vicegovernatore della capitale Nasser Bakht. E proprio per evitare i raduni di strada le autorità hanno bloccato, anche se «solo temporaneamente», l'accesso ai social netowrk, in particolare Telegram e Instagram.

In serata è intervenuto per la prima volta dall’inizio delle proteste il presidente iraniano Hassan Rohani che ha parlato in un incontro del governo trasmesso dalla tv di Stato. «Il popolo iraniano è libero di manifestare», basta che le proteste «siano autorizzate e legali» e che non si trasformino in violenza. «Una cosa è la critica - ha detto - un’altra la violenza e la distruzione della proprietà pubblica».

Pur attaccando il presidente americano Trump per le sue "interferenze» e il sostegno su Twitter agli iraniani in piazza, Rohani riconosce tuttavia che il popolo non è solo preoccupato per motivi economici, ma anche «per la corruzione e la trasparenza».

«La gente finalmente ha capito che i loro soldi e il loro benessere viene sperperato per il terrorismo - aveva twittato Trump -. Sembra che gli iraniani non ne possano più. Gli Usa vigilano su eventuali violazioni dei diritti umani».

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