(di Sabina Licci) Coltivare pomodori, rughetta e zafferano senza terra e allevare pesci e crostacei senza mare, fiumi o laghi. Basta poco per realizzare il 'miracolo' dell'acquaponica, il sistema di produzione ecosostenibile in grado di coniugare acquacoltura e idroponica, la coltivazione di piante in acqua, tagliando costi, superfici, energia e fertilizzanti fino al 90%. Una scelta produttiva a cui si sta guardando con grande interesse, come ha fatto il team di ingegneri romani della cooperativa ReGeniusLoci, che ha saputo trasformare una vecchia vasca da bagno in un impianto di acquaponica. Il progetto prenderà forma da gennaio quando, grazie agli investimenti di un imprenditore, nascerà a Roma il primo ristorante con menu a base di prodotti coltivati e allevati con il sistema di acquaponica.
''Inizieremo a produrre fiori ad uso alimentare e germogli grazie all'interazione di pesci ornamentali'', spiega Alessandro Biagetti, tra i 4 ingegneri della cooperativa, per poi ampliare gli orizzonti perfino agli astici di acqua dolce. ''Entro un anno vogliamo realizzare un sistema che si auto-alimenti - aggiunge - in modo che tutti gli scarti alimentari diventino mangime per i pesci''. In realtà il progetto della cooperativa nasce per applicare l'acquaponica agli edifici, installando su facciate e terrazzi dei moduli per coltivazione collegati a vasche di pesci commestibili come carpe, trote e gamberi rossi di acqua dolce; i pesci con il materiale di scarto da loro prodotto fertilizzano le piante come pomodori, rughetta, insalata e queste filtrano e rimandano l'acqua depurata alle vasche con i pesci. Tra i pionieri dell'acquaponica in Italia c'è anche il progetto di Acquacoltura Sostenibile Urbana realizzato dalla cooperativa Empedocle di Palermo nata nel 2011. Partendo da una serra di 12 metri quadrati è stato praticato allevamento di pesci e crostacei e coltivazione di piante senza suolo.
Sistemi di produzione innovativi che potrebbero fare breccia nei consumatori, sempre più aperti a sperimentare cibi nuovi purchè non presentino rischi per la salute. Per il 75% degli italiani, infatti, secondo un'indagine di Federcoopesca-Confcooperative, le nuove tecnologie in fatto di cibo devono dare vita a prodotti di qualità a basso in impatto.
Un sistema che, secondo Corrado Piccinetti, docente dell'Università di Bologna, oltre ad essere ecofriendly, è utile per comprendere meglio abitudini di alcune specie ittiche e tanto più sono pregiate, maggiore è la convenienze ad investirci''.
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