CATANIA. La guerra a colpi di "impresentabili" tra il M5s e suoi avversari in Sicilia fa una nuova vittima all’interno del Movimento: è il candidato nella lista del M5S alle regionali, il catanese Gionata Ciappina, condannato dal Tribunale militare di Napoli a due mesi di reclusione per violata consegna e abbandono di posto aggravato in concorso, quando era appuntato dell’Arma Carabinieri. Un episodio che gli era costato una condanna lieve e la non menzione nel casellario giudiziale ma che gli costa ora la cacciata dal M5s.
«Ciappina ci ha mentito ed è fuori dal M5s» decreta senza pensarci troppo il candidato governatore Giancarlo Cancelleri per evitare strumentalizzazioni: «useranno questa cosa per dire che siamo uguali ai partiti. Non fatevi fregare» avverte.
Ma nella guerra delle candidature,sempre più foriere di ricorsi legali, oggi finisce pure Luigi Di Maio. Le primarie che lo hanno scelto candidato premier per il Movimento vanno infatti in Tribunale per mano di un attivista iscritto al M5s e dell’avvocato Lorenzo Borrè, il temibile difensore degli espulsi a 5 Stelle che si è incaricato di scatenare questo nuovo attacco al cuore del Movimento.
A lanciare il nuovo sasso contro le regole che si danno i 5 Stelle è sempre un iscritto al M5s, anche a nome di altri 20 attivisti, che ha impugnato, per violazione delle regole del Non Statuto e del principio di uguaglianza tra associati, i risultati della consultazione indetta tra gli iscritti a settembre. E che con poco più di 30 mila voti ha incoronato, durante la festa di Rimini del M5s, il vicepresidente pentastellato della Camera candidato premier. Il M5s neppure reagisce a questa nuova sfida e Di Maio ormai è già leader del M5s al punto da sfidare direttamente il candidato del Pd, Matteo Renzi ad un confronto tv.
Anche Cancelleri «sacrifica» il candidato regionale in nome dell’integrità del Movimento che deve difendere dagli attacchi degli avversari, a loro volta tacciati dai 5 Stelle di essere impresentabili. Della condanna di Ciappina «non potevamo sapere, ma lui ci ha mentito» spiega Cancelleri che attacca il centrodestra: «I partiti, Musumeci in testa, hanno sponsorizzato e candidato consapevolmente condannati e arrestati per truffa, corruzione, appropriazione indebita, e sono supportati da condannati e indagati per reati di mafia e chi più ne ha più ne metta, senza essere mai stati denunciati dai media che ora invece ci sbattono in prima pagina per un condannato dal tribunale militare che non porta neanche un voto e che non potevamo sapere». Per i 5 Stelle il vaso è colmo e anche Di Maio si incarica di rispondere per le rime a Berlusconi che lo ha preso in giro per il risicato numero di voti con cui sarebbe diventato vicepresidente della Camera: «Noi del M5s per prendere voti non solo non abbiamo bisogno di telefonate ma a differenza di Berlusconi, di Musumeci e di Fi non abbiamo bisogno neppure dei voti dei galeotti, dei corrotti e dei mafiosi».
«Ritengo un diritto e un dovere per la mia persona, per tutti coloro che mi sostengono e per l’amore della verità e della ragionevolezza, precisare che non ho mai mentito al Movimento 5 Stelle poiché non ero a conoscenza dei fatti emersi in questi giorni». Lo afferma Gionata Ciappina, il candidato pentastellato oggi messo fuori dal MoVimento.
Ciappina sottolinea che - dopo aver potuto ricostruire la vicenda - si è trattato di «una sanzione disciplinare maturata ai tempi del mio servizio militare e peraltro in un clima e in un contesto di incompatibilità gerarchica» che «avrebbe evidentemente prodotto a mia insaputa nei meccanismi e nei tempi della giustizia militare una condanna in contumacia di cui non ho mai ricevuto notifica e di cui non potevo conseguentemente avere contezza essendo il mio casellario giudiziale pulito. Ora - conclude - quello che mi interessa è spiegare in ogni sede competente la verità, perché una cosa è un progetto politico e una competizione elettorale, una cosa ancor più preziosa è la dignità e la verità».
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