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Caos referendum in Catalogna, arresti e indagini su presidente e ministri

Junqueras e Puigdemont

BARCELLONA.  Situazione incandescente a Barcellona dopo che questa mattina la Guardia Civil spagnola ha attuato un blitz nelle sedi del governo catalano arrestando 12 persone, 10 delle quali alti funzionari fra cui il braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras, Josep Maria Jovè.

La mossa, che costituisce una svolta nella strategia di Madrid per impedire il referendum sull'indipendenza del 1 ottobre, ha provocato la protesta spontanea di migliaia di persone, che sono scese in piazza in difesa delle istituzioni catalane, bloccando alcune strade del centro di Barcellona. Il presidente Carles Puigdemont ha immediatamente convocato una riunione urgente del suo governo. "Stanno attaccando le istituzioni di questo paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo" ha reagito su twitter Junqueras.

Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha detto che la risposta di Madrid alla sfida dell'indipendenza catalana "non può essere diversa da quella decisa". Nell'aula del Congresso dei deputati spagnolo a Rajoy si è duramente contrapposto il dirigente della sinistra repubblica catalana Gabriel Rufian: "tolga le sue sporche mani dalla Catalogna" gli ha intimato.

Il blitz contro le istituzioni catalane ha provocato la dura reazione anche di Podemos: "E' una vergogna" ha detto il segretario Pablo Iglesias, "in Spagna tornano a esserci detenuti politici". Il sindaco di Barcellona Ada Colau, eletta con Podemos, ha denunciato "uno scandalo democratico". Continuano inoltre le perquisizioni della polizia spagnola e i sequestri di materiale elettorale per il referendum del 1 ottobre. Secondo la tv pubblica Tve la polizia spagnola ha sequestrato ieri negli uffici di una società di posta privata 45mila convocazioni inviate per la costituzione dei seggi elettorali. Il ministro delle finanze spagnolo Cristobal Montoro intanto ha confermato il blocco delle finanze del governo di Barcellona deciso venerdì dal governo di Madrid.

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