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Film stranieri, corsa agli Oscar dal sapore siciliano: c'è anche "L'ora legale" di Ficarra e Picone

ROMA. Difficile scommettere su un cavallo "sicuro" quest'anno nella corsa agli Oscar per il miglior film straniero. Come è noto si tratta di una corsa a ostacoli che prevede almeno tre fasi: la designazione di un candidato da parte dell'Italia (14 quelli al nastro di partenza tra cui dovrà scegliere la commissione istituita presso l'Anica il prossimo 26 settembre); la promozione a Hollywood del film per cercare di superare la prima selezione e entrare nei "magnifici 9" della cosiddetta short list. E infine la, possibile, battaglia finale per entrare nei favori della grande platea dei votanti per il miglior film dell'anno non in lingua inglese.

La data è già fissata per il 4 marzo 2018, ma arrivare a quella sera al Dolby Theatre non sarà impresa facile. All'annuale scadenza della candidatura ci presenta quest'anno nella più grande incertezza e con film in larga misura di oggettivo valore (sono ammesse le candidature spontanee, basta che le opere siano uscite in sala fra l'ottobre scorso e il prossimo 30 settembre), ma non di agevole comprensione per il pubblico americano.

Tanto che in molti scommettono fin d'ora piuttosto sull'ultimo film di Luca Guadagnino ("Call Me By Your Name") che si presenta però "fuori quota" essendo stato girato in lingua inglese. Su chi invece puntare tra i 14 in lingua italiana? Il test internazionale di alcuni di loro, "A Ciambra" di Jonas Carpìgnano, "Cuori puri" di Roberto De Paolis, "Fortunata" di Sergio Castellitto, "Sicilian Ghost Story" di Grassadonia&Piazza, parla in favore di quest'ultimo o del lavoro di Castellitto sorretto in Italia da una major come Universal che lo ha distribuito.

La "prova del fuoco" delle sale incoraggia "La tenerezza" di Gianni Amelio che ha sedotto il pubblico italiano, come pure "L'ora legale" di Ficarra&Picone, e parla comunque un linguaggio internazionale. L'ordalia veneziana (spesso fonte di esaltazioni o delusioni per i nostri autori) mette in cima alla lista un'animazione come "Gatta Cenerentola" che potrebbe ripetere l'exploit di "La mia vita da zucchina" ammessa nelle nomination nonostante non sia abituale includere i cartoons.

Subito dietro "L'equilibrio" di Vincenzo Marra, "L'ordine delle cose" di Andrea Segre, "La vita in comune" di Edoardo Winspeare e "Una famiglia" di Sebastiano Riso. Più difficile disegnare un pronostico per una dolcissima commedia generazionale come "Tutto quello che vuoi" di Francesco Bruni, l'elegante "La stoffa dei sogni" di Gianfranco Cabiddu (comunque amato dai giornalisti stranieri come conferma il Globe della stampa estera), il vero outsider "Ho amici in paradiso" dell'esordiente Fabrizio Maria Cortese.

Qualsiasi sia la scelta del comitato italiano non sarà un'impresa facile perché praticamente tutti i candidati attestano di un cinema in fermento, ma senza quei valori sicuri nel segno di una tradizione rinnovata (si pensa a Sorrentino o Tornatore senza contare il "fenomeno" Benigni) che in passato ci hanno portato fortuna.

Del resto, prescindendo dai giudizi personali e dalla qualità artistica, la corsa all'Oscar è anche questione di mezzi e relazioni: partono favoriti i film che possono contare su una distribuzione americana e su risorse da destinare alla promozione oltre Oceano, a prescindere dall'impegno istituzionale di Istituto Luce - Cinecittà e dei nostri Ministeri.

La selezione per l'Oscar non è una medaglia al valore artistico, semmai alla forza produttiva o alla capacità di stupire. Altrimenti un anno fa il premiatissimo "Fuocoammare" di Gianfranco Rosi avrebbe superato di diritto tutti gli ostacoli. Ma in quel caso i votanti dell'Academy si trovarono spiazzati di fronte a un cinema del reale fin troppo innovativo per i loro standard. Comunque vada adesso sarà comunque una sorpresa e i pronostici sono più incerti che mai.

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