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Dopo la chiusura, Fiorello e gli amici di Edicola Fiore salutano i fan: "Un giorno torneremo"

Foto tratta dal profilo Twitter di Fiorello (@Fiorello)

ROMA. «Un giorno torneremo #wellbeback Grazie a tutti #EdicolaFiore» e un cuoricino rosso: Fiorello torna a cinguettare dopo una pausa estiva e lo fa con un tweet in cui appare con gli amici del bar protagonisti della sua Edicola Fiore.

Dopo l’annuncio della chiusura del morning show che andava in onda su Sky e Tv8, lo showman lascia aperto uno spiraglio sulla possibilità del ritorno del suo riuscito format in tv.

«Ciao Edicola. Mancherai» è una delle tante risposte al tweet. A scriverla un fan affezionato, Andrea Salerno, nuovo direttore de La7, già ospite di Edicola Fiore, insieme a Diego Bianchi, ai tempi di Gazebo e di Rai3.

«Da anni succede una cosa divertente. La gente che mi incontra dice 'Ma quando torni in tv?' come se Edicola Fiore non fosse tv», aveva raccontato Fiorello.

Ma il senso è chiaro: il pubblico si aspetta che non stia seduto, ma si scateni in canzoni, monologhi, imitazioni, duetti e balli, come solo lui sa fare.

C'è da dire che Edicola Fiore ha dato al suo papà non poche soddisfazioni con cinque prestigiosi riconoscimenti (premi E'Giornalismo, Guido Carli, Biagio Agnes, Moige e il Premio Satira alla carriera che gli sarà conferito il prossimo 16 settembre a Forte dei Marmi) e migliaia di fan affezionati al buongiorno del loro idolo dal suo bar di Roma tra giornali, caffè, grandi ospiti e canzoni. Ma sette anni per un personaggio creativo ed irrequieto come Fiorello sono troppi. «Ho bisogno di nuovo stimoli», dice lui, che non si adagia mai sugli allori. In questa calda estate, circondato dall’affetto e dai consigli delle persone più care, Fiorello ha scelto di mettersi davanti ad una pagina bianca, riducendo anche la sua presenza sui social, per scrivere un nuovo capitolo del suo percorso.

«Quando ti danno un premio alla carriera pensi due cose: che sei vecchio e che perlomeno una carriera l’hai avuta! Come le auto d’epoca, noi che abbiamo una certa età dobbiamo andare piano, non possiamo rincorrere i giovani, abbiamo bisogno di essere accarezzati...», dice a proposito dell’ultimo premio vinto. Del resto, osserva, «io non sono mai stato considerato 'un satiro'. La mia semmai è satira leggera, mai violenta o offensiva. Per me è come le canzoni: non ce ne sono di belle o brutte, c'è quella che ti
piace e quella che non ti piace. Ho sempre cercato di fare satira che divertisse, ma dicendo le cose con il sorriso».

Quando tutti prendevano di mira Berlusconi, ad esempio, Fiorello si inventò lo Smemorato di Cologno alle prese con amnesie esilaranti, un modo per infierire senza però ferire le sue vittime. A proposito della parodia di Ignazio La Russa un politico disse a Fiorello 'se è arrivato lì, è colpa tua!'. Chi? "Non si può dire. Aveva un nome che inizia con la 'W'», ride. Mentre i politici hanno sperato in un’imitazione di Fiorello che li potesse rendere più simpatici ("anche se oggi - racconta lui - alcuni di loro sono la parodia di se stessi"), qualche personaggio di spettacolo se l’è presa. «Uno su tutti? Carla Bruni, voleva
denunciarmi!».

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