ROMA. Salgono a 2 miliardi le perdite a coltivazioni e allevamenti causate dal clima del 2017, tra i più siccitosi da oltre 200 anni ma segnato anche da violenti temporali. A dirlo è il dossier Coldiretti, presentato dal presidente Roberto Moncalvo all'Assemblea nazionale con gli agricoltori da tutte le province, primo focus sull'impatto del meteo regione per regione, vero bollettino di guerra.
Nei campi coltivati è sempre più difficile ricorrere all'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni; l'allarme siccità interessa ormai oltre i 2/3 della superficie agricola, facendo lievitare i costi energetici. In Sicilia si registrano costi triplicati per le irrigazioni. Dighe quasi a secco: la diga Don Sturzo (nel territorio tra Aidone e Ramacca), per esempio, ha 37,77 milioni di metri cubi di acqua, il 30% in meno dello scorso anno. A mettere in ginocchio l'Isola, oltre a caldo e siccità, sono anche gli incendi, per i quali sono andati perduti migliaia di ettari di campi coltivati. Secondo il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo: "In Sicilia occorreranno circa 5-6 anni di tempo per ricostruire quanto distrutto nel 2017 a causa di alluvioni, incendi e siccità", ha detto in una intervista al margine della presentazione del dossier.
Boschi ma anche animali allevati e almeno 2.500 ettari di terreno a pascolo, vigneti e uliveti sono andati a fuoco nell'ultimo mese, concentrati in Sicilia ma non solo. Il monitoraggio della Coldiretti parla di 'devastante ondata di incendi' che mette a rischio, l'ambiente, l'economia, il lavoro e il turismo e purtroppo anche le vite umane.
A oggi l'allarme siccità riguarda oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale con danni in tutte le regioni anche se con diversa intensità. Le perdite in Lombardia ammontano a 90 milioni, in Piemonte si registra un taglio del 30% per le rese cerealicola. In sofferenza gli oliveti liguri, mentre in Veneto da aprile l'acqua è contingentata. In Trentino Alto Adige la produzione di fieno è calata del 30%, mentre in Friuli Venezia Giulia è stato sancito lo stato di sofferenza idrica. Stato di emergenza nelle zone di Parma e Piacenza in Emilia Romagna, con perdite per 100 milioni di euro ai quali se ne aggiungono altri 50 per i nubifragi.
Oltre 200 milioni sono i danni da siccità in Toscana, 30 milioni nelle Marche, 60 milioni in Umbria, tra i 90 e i 110 nel Lazio. Provata la Campania dove sono andati persi 200 milioni, ma occorrerà attendere la fine dell'estate per comprenderne la reale dimensione. In Abruzzo, nella sola Marsica, tra olivicoltura e zootecnia, i milioni persi sono 200 e 140 in Molise. Rischia un calo del 30% la produzione di olive in Puglia, mentre in Basilicata verrà chiesto lo stato di calamità. In Calabria in difficoltà gli ulivi con perdite del 35/40% e la viticoltura con il 15%, totalizzando danni per 310 milioni di euro. In Sicilia si registrano costi triplicati per le irrigazioni, mentre in Sardegna la riduzione per le produzioni agricole è del 40%, pari a 120 milioni.
Siccità generata dal caldo record di queste ultime settimane. Solamente a luglio, secondo dati Ucea elaborati dalla Coldiretti, le temperature minime sono superiori di 2,6 gradi rispetto alla media e le precipitazioni sono in calo del 60%, dopo un preoccupante -30% registrato in primavera. Sotto accusa, però, non è solo la siccità ma anche le carenze infrastrutturali, denuncia la Coldiretti, perchè su 300 miliardi di metri cubi d'acqua che cadono ogni anno in Italia, se ne trattengono solo l'11%, in pratica si perdono quasi 9 litri di pioggia su 10 per la mancanza di invasi.
Gli incendi hanno fatto il resto su 2500 ettari bruciati tra boschi, terreni coltivati e a pascolo, alimentati dalla siccità ma anche dall'avanzata senza controllo delle aree boschive. La Coldiretti denuncia, infatti, che negli ultimi 20 anni le giornate di lavoro in agricoltura nelle montagne si sono dimezzate, passando da 89 milioni a 47 milioni, costringendo 320 mila aziende a chiudere i battenti, lasciando incolti tanti terreni. Una situazione di emergenza che, secondo il presidente Moncalvo, potrebbe creare 35 mila nuovi posti di lavoro, indispensabili per gestire le aree abbandonate a se stesse, oggi più che mai sotto attacco dei piromani.
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