(ANSA) - TRENTO, 27 GIU - Le persone sorde dalla nascita sono capaci di "ascoltare i volti". L'area del cervello deputata a recepire gli stimoli uditivi nel loro caso compensa il deficit e si mette a funzionare in modo simile alle aree dedicate alla vista. In questo modo anche loro recuperano quelle informazioni legate all'identità del parlante, che solitamente vengono veicolate attraverso l'udito come, ad esempio, l'età, il sesso, gli stati d'animo, le emozioni che esprime o le sue intenzioni.
È quanto dimostra uno studio condotto al Centro mente e cervello (Cimec) dell'Università di Trento e pubblicato sulla rivista scientifica Pnas.
Lo studio mostra per la prima volta che questi cambiamenti non avvengono casualmente, ma sono costretti entro specifici binari, tracciati su base genetica nel corso dell'evoluzione umana. Il cervello è dunque plastico e rigido allo stesso tempo.
Ulteriore aspetto di novità di questo studio - dicono i ricercatori - è la conferma che la percezione e l'elaborazione del volto e della voce avvengono nel cervello umano con alcuni meccanismi comuni, nonostante siano veicolate attraverso canali sensoriali distinti. Esisterebbe dunque un collegamento preferenziale tra i due circuiti - visivo e uditivo - che risalirebbe a una fase precoce dell'evoluzione e dello sviluppo del cervello umano. Questo collegamento consente all'individuo di integrare volti e voci per estrarre informazioni rilevanti su identità ed affettività delle persone con cui interagisce. "È probabilmente sulla base di questo collegamento preferenziale, che il cervello riesce ad adattarsi all'impossibilità di percepire l'informazione vocale, modificando le aree uditive della voce in modo che contribuiscano invece ad elaborare l'informazione del volto" spiega Stefania Benetti, del Cimec, prima autrice dello studio. (ANSA).
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