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Lo strappo di Trump sul clima dopo il G7: "Ritira gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi"

WASHINGTON. Donald Trump avrebbe deciso il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul clima. Secondo indiscrezioni di diversi media americani, il presidente degli Stati Uniti è determinato a mantenere la sua promessa elettorale e, nonostante il pressing internazionale e le divisioni interne anche alla Casa Bianca, pare deciso ad ascoltare quelle voci che, alla minaccia del surriscaldamento globale, fanno prevalere le preoccupazioni dell'impatto sull'economia americana.

Trump non ha smentito né attaccato stavolta le 'fonti' anonime rimbalzate per tutta la giornata su siti e tv, intervenendo su Twitter solo per affermare che annuncerà a giorni la sua decisione. Da più parti si invita comunque ad un briciolo di cautela - il presidente può cambiare idea fino all'ultimo momento, è accaduto sul Nafta e potrebbe accadere con il Ttip - ma se la strada fosse davvero segnata, la svolta sarebbe epocale.

Intanto ribalta quell'impegno che aveva visto gli Usa di Barack Obama in prima fila nella delicata costruzione di una rara intesa globale, sottoscritta a Parigi da 194 paesi e poi ratificata da 147. Poi conferma l'alto livello di impermeabilità di cui Trump è capace rispetto agli appelli dei partner internazionali, ribaditi pressoché all'unisono nei recenti incontri in Europa e al G7 di Taormina in particolare, che proprio su questo dossier ha dovuto ammettere la spaccatura tra i sette grandi con un risultato di 'sei a uno'.

Nemmeno le parole di papa Francesco, se fosse confermata l'uscita americana, avrebbero fatto breccia. A livello interno poi, la decisione di Trump segnerebbe una scelta di campo ben precisa: a favore del controverso stratega di ultradestra Steve Bannon e del capo dell'Epa Scott Pruitt - sostenitori dell'uscita dall'accordo - e contro le sollecitazioni della figlia Ivanka, che pare abbia più volte invitato il padre-presidente a prendere la decisione opposta, ovvero a rispettare l'intesa, con il supporto del segretario di Stato Rex Tillerson.

Proprio Tillerson, secondo quello che si racconta a Washington, starebbe cercando in queste ore con un tentativo estremo di far cambiare idea al presidente. Dalla sua Trump ha però uno zoccolo duro repubblicano, anche nella capitale, che ha sempre respinto studi e teorie sui cambiamenti climatici.

E ha soprattutto la sua base: gli americani che lo hanno votato, dalla regione delle miniere in Kentucky e West Virginia che sperano ancora in una ripresa del settore per rivitalizzare l'economia locale alla 'Rust Belt' più in generale, bacino del manifatturiero americano che sulle posizioni anti ambientaliste di Trump ha puntato lo scorso 8 novembre.

Una scommessa politica che per Trump evidentemente risulta al momento più allettante che 'seguire le regole' diplomatiche e accogliere gli appelli dei leader mondiali. Di certo il mondo non è contento, ma è pronto (rassegnato?) ad andare avanti comunque, anche senza gli Usa: nel vertice di venerdì a Bruxelles Ue e Cina annunceranno che continueranno a rispettare l'accordo di Parigi e le conclusioni, hanno fatto sapere fonti europee, conterranno "dettagli sulle misure concrete di attuazione" dell'accordo.

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