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Borghezio e insulti razzisti alla Kyenge: dovrà risarcirla

MILANO. E' stato condannato per diffamazione aggravata dalla finalità di odio razziale ad una multa di mille euro l'europarlamentare della Lega Mario Borghezio imputato per aver insultato l'ex ministro all'Integrazione Cecile Kyenge nel corso di una telefonata a 'La Zanzara', andata in onda su Radio24 il 29 aprile 2013.

I giudici della quarta sezione penale di Milano lo hanno ha anche condannato a risarcire Kyenge, parte civile, con 50 mila euro. Il Tribunale ha concesso a Borghezio le attenuanti generiche e riqualificato il reato da propaganda di idee fondate sull'odio razziale in diffamazione aggravata dalla finalità di odio razziale. Borghezio, aveva sottolineato il pm Piero Basilone nella requisitoria, "era perfettamente a conoscenza della portata discriminatoria" contenuta nella sua telefonata. Il senso complessivo delle sue frasi, ha aggiunto, "è che l'ex ministro Cecile Kyenge fosse inadeguata a fare il ministro" in ragione delle sue origini congolesi e la sua finalità era di "attirare adesioni a quelle idee".

A fine aprile del 2013 Borghezio, parlando dell'allora ministro Kyenge, aveva detto a 'La Zanzara', tra le altre cose, che "gli africani sono africani appartengono a un etnia molto diversa dalla nostra". E poi ancora: "Kyenge fa il medico, gli abbiamo dato un posto in una Asl che è stato tolto a qualche medico italiano".

"Non ho mai sostenuto la supremazia dell'etnia europea - aveva spiegato l'europarlamentare, difeso dall'avvocato Guido Anetrini, nell'interrogatorio in aula lo scorso 6 aprile - La mia era una critica al governo e ne ha fatto le spese la Kyenge in quanto punto debole di quel governo".

L'ex ministro, attraverso il suo legale di parte civile, l'avvocato Gian Andrea Ronchi, aveva chiesto un risarcimento di 140 mila euro a Borghezio. Il pm, invece, aveva chiesto per l'imputato una condanna ad una multa da seimila euro.

Oggi il collegio, presieduto da Maria Teresa Guadagnino, ha riqualificato il reato contestato e concesso le attenuanti generiche. Il Parlamento Ue, tra l'altro, lo scorso ottobre, aveva tolto l'immunità all'eurodeputato imputato in questo processo.

«Non considero una vittoria personale la sentenza di condanna di Borghezio di oggi, la considero l’affermazione di un valore prezioso ed un bene per tutta la nostra società": è quanto ha detto l’europarlamentare Cécile Kyenge (PD) dopo la condanna di Mario Borghezio per diffamazione aggravata dalla finalità di odio razziale.

Kyenge ha spiegato che «l'odio razziale non può essere mai strumento di lotta politica, perché avvelena la società, oltre ad umiliare una persona. Avvelena la società perché discrimina una persona, non giudicata degna di fare il ministro della Repubblica, per il solo colore della sua pelle. Questo era il chiaro significato delle parole di Borghezio».

Secondo Kyenge, «non ci si può trincerare dietro il diritto di parola per propagandare odio e superiorità razziale, come ha fatto Borghezio; cosi come non ci si può trincerare dietro l'immunità parlamentare, come Borghezio ha cercato di fare». Inoltre «non c'è risarcimento adeguato al male e al danno che hanno provocato le parole d’odio che ha proferito. Pagherà più volentieri considerandola un’opportunità, di riscatto. Con questo modesto risarcimento, avrà l’opportunità di ripensare al male causato dal razzismo e darà l’opportunità ad altre persone di essere più forti di questo male. Come annunciato - ha concluso l’europarlamentare del Pd - devolverò infatti questo suo risarcimento a progetti di accoglienza e alla causa dell’antirazzismo».

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