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La benedizione Urbi et Orbi del Papa:
"Bisogna soccorrere i nuovi schiavi
e fermare il traffico delle armi"

CITTA' DEL VATICANO. Il Pastore risorto «si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze"; si fa carico dei bambini e  degli adolescenti «sfruttati» e «di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa"; «si fa compagno di strada» dei «migranti forzati», «costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di  attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi». Così  il Papa nel messaggio Urbi et Orbi.

«Il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare  dei conflitti e di fermare il traffico delle armi». «In modo particolare sostenga gli  sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l’amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte. E’ di ieri l’ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti».

«Doni pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa, come pure in Iraq e nello Yemen», ha detto ancora papa Francesco. «Non manchi la vicinanza del Buon Pastore alle popolazioni del Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni dell’Africa», ha aggiunto.

«Il Signore risorto,  che non cessa di colmare il continente europeo della sua benedizione, doni speranza a quanti attraversano momenti di
crisi e difficoltà, specialmente a causa della grande mancanza di lavoro soprattutto per i giovani», ha detto papa Francesco
in conclusione del suo messaggio pasquale Urbi et Orbi.

Il Pontefice ha anche sottolineato che «quest’anno come cristiani di ogni confessione celebriamo insieme la Pasqua». «Risuona così ad una sola voce in ogni parte della terra - ha aggiunto - l’annuncio più bello: 'Il Signore è veramente risorto, come aveva predetto!'. Egli, che ha vinto le tenebre del peccato e della morte, doni pace ai nostri giorni. Buona Pasqua!».

«Cari fratelli e sorelle, rivolgo il mio augurio di Buona Pasqua a tutti voi, qui convenuti dall’Italia e da diversi Paesi, come pure a quanti sono collegati attraverso i vari mezzi di comunicazione. L'annuncio pasquale di Cristo Risorto possa ravvivare le speranze delle vostre famiglie e delle vostre comunità, in particolare delle nuove generazioni, futuro della Chiesa e dell’umanità».

«Un ringraziamento speciale - ha aggiunto - va a quanti hanno donato e a quanti hanno composto le decorazioni floreali, che anche quest’anno provengono dai Paesi Bassi».  «Possiate sentire ogni giorno la presenza del Signore Risorto, e condividere con gli altri la gioia e la speranza che Lui ci dona. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buona festa e arrivederci!», ha concluso il Pontefice.

MESSA BLINDATA. Papa Francesco è entrato in processione in Piazza San Pietro, dove sul sagrato della basilica vaticana, presiede la solenne celebrazione della messa del giorno di Pasqua. Alla celebrazione, iniziata con il rito del "Resurrexit", prendono parte fedeli romani e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo in occasione delle feste pasquali.

La piazza, completamente gremita, è addobbata con ricche decorazioni floreali provenienti anche quest'anno dall'Olanda. "Questa è la festa della nostra speranza, la celebrazione della certezza che niente e nessuno potranno mai separarci dall'amore di Dio", ha twittato nella notte il Pontefice dal suo profilo @Pontifex in nove lingue.

Elevate misure di sicurezza sono state allestite in tutta la zona circostante il Vaticano. Le vie di avvicinamento alla piazza sono chiuse al traffico con doppi o tripli sbarramenti presidiati dalle forze di polizia.  Tutta l'area è strettamente controllata da mezzi di carabinieri, polizia, vigili urbani e anche da uomini dell'esercito.

LA VEGLIA PASQUALE. Dopo il grido di vergogna per il "sangue innocente", per i drammi, le guerre e le devastazioni nel mondo, lanciato ieri sera al Colosseo nella Via Crucis del Venerdì Santo, nella veglia pasquale in San Pietro il Papa ha rinnovato la sua denuncia verso tutto ciò che è "disumana ingiustizia" e che "crocifigge la dignità". Nella celebrazione della Resurrezione, il momento più solenne di tutto l'anno liturgico, Francesco vi ha però aggiunto l'annuncio del "palpito del Risorto", che al contrario è "forza trasformatrice", in quanto "fermento di nuova umanità".

Bergoglio, nell'omelia, ha ricordato lo sgomento e il dolore delle donne che vanno al sepolcro di Gesù crocifisso dicendo che "nel volto di queste donne possiamo trovare i volti di tante madri e nonne, il volto di bambini e giovani che sopportano il peso e il dolore di tanta disumana ingiustizia". "Vediamo riflessi in loro - ha sottolineato - i volti di tutti quelli che, camminando per la città, sentono il dolore della miseria, il dolore per lo sfruttamento e la tratta".

In loro "vediamo anche i volti di coloro che sperimentano il disprezzo perché sono immigrati, orfani di patria, di casa, di famiglia; i volti di coloro il cui sguardo rivela solitudine e abbandono perché hanno mani troppo rugose". Esse, ha detto ancora, "riflettono il volto di donne, di madri che piangono vedendo che la vita dei loro figli resta sepolta sotto il peso della corruzione che sottrae diritti e infrange tante aspirazioni, sotto l'egoismo quotidiano che crocifigge e seppellisce la speranza di molti, sotto la burocrazia paralizzante e sterile che non permette che le cose cambino".

"Nel loro dolore - ha aggiunto -, esse hanno il volto di tutti quelli che, camminando per la città, vedono crocifissa la dignità". Per il Papa, "anche i nostri volti parlano di ferite", di "tante infedeltà", parlano "di tentativi e di battaglie perse", e ha avvertito che "quasi senza accorgercene, possiamo abituarci a convivere con il sepolcro, a convivere con la frustrazione". Di più, "possiamo arrivare a convincerci che questa è la legge della vita anestetizzandoci con evasioni che non fanno altro che spegnere la speranza posta da Dio nelle nostre mani".

Invece "il palpitare del Risorto" è "ciò che ci è stato donato e che ci è chiesto di donare a nostra volta come forza trasformatrice, come fermento di nuova umanità". Con la Risurrezione, "Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi, nei nostri calcolati mondi concettuali che ci allontanano dalla vita, nelle nostre ossessionate ricerche di sicurezza e nelle smisurate ambizioni capaci di giocare con la dignità altrui".

Quello che Dio "stabilisce e consolida" è "un tempo nuovo, il tempo della misericordia". Francesco ha quindi invitato all'annuncio della Resurrezione "in tutti quei luoghi dove sembra che il sepolcro abbia avuto l'ultima parola e dove sembra che la morte sia stata l'unica soluzione". E "se non siamo capaci" di andare "per questa strada - ha aggiunto -, allora non siamo cristiani". Nel corso della solenne liturgia, il Pontefice ha amministrato i Sacramenti dell'iniziazione cristiana - battesimo, cresima e prima comunione - a 11 neofiti provenienti da Spagna, Repubblica Ceca, Italia (tre), Stati Uniti, Albania (due), Malta, Malesia e anche dalla Cina. Nove anni il più giovane, 50 il più anziano.

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