ROMA. Intimidazioni, sopraffazione, promozione di disordini e sommosse: è lunga la lista dei comportamenti a rischio tenuti da Anis Amri, ricercato per l'attentato a Berlino, mentre era dietro le sbarre nelle carceri italiane e risulta chiaramente dalla documentazione che lo riguarda. Sul tunisino adesso indaga anche la procura di Palermo.
Ma dalla documentazione non emergono, invece, dati relativi a una sua radicalizzazione durante la detenzione. I suoi comportamenti violenti hanno reso necessario, tra l'altro, lo spostamento in diverse carceri siciliane per motivi di sicurezza, come risulta sempre dai documenti: il carcere di Catania "Piazza" Lanza, quello di Enna "Luigi Bodenza", quello di Sciacca, quello di Agrigento, il Pagliarelli di Palermo e da ultimo l'Ucciardone, sempre a Palermo.
Anis Amri partecipò anche al progetto ''Attori dentro'' sponsorizzato dall'istituto comprensivo De Amicis di Enna nel carcere della città nel 2013.
Amri - dicono sempre i documenti relativi alla sua 'storia' carceraria - è stato arrestato il 23 ottobre 2011 nel centro di accoglienza di Belpasso (Catania) per i reati di danneggiamento a seguito di incendio, lesioni, minaccia, appropriazione indebita e condannato a 4 anni di reclusione. Poi è stato scarcerato il 18 maggio 2015 dal carcere Ucciardone e all'uscita è stato affidato al personale della Questura di Palermo, Ufficio Immigrazione per i provvedimenti di competenza e condotto al Cie di Pian del Lago di Caltanissetta.
Durante la detenzione sono stati numerosi gli episodi di violenza che hanno provocato ammonizioni o richiami del direttore del carcere, esclusione dalla attività in comune con altri detenuti. In tutto i documenti ne certificano 12. Il primo è segnalato il 28 maggio 2013 per abbandono ingiustificato di posto.
E lo stesso anno c'è una nuova segnalazione il 29 giugno per intimidazione e sopraffazione dei compagni, il 17 ottobre per atteggiamenti offensivi. Altri sette casi si ripetono nel corso del 2014: tre volte per promozione di disordini e sommosse (due il 31 marzo e una il 15 aprile), altre due per intimidazioni e sopraffazione dei compagni (il 28 agosto e il 30 settembre) a cui si aggiunge un caso di inosservanza degli ordini il 24 novembre e infine una segnalazione il 14 aprile per "altri reati".
Nel 2015 infine due casi il 16 gennaio e il 9 aprile per atteggiamento molesto verso i compagni. Questo atteggiamento e i comportamenti violenti hanno fatto sì che sia stato più spostato: dal Lanza di Catania viene trasferito il 1 giugno 2012 e passa al Bodenza di Enna dove resta sei mesi prima di essere spostato l'11 dicembre nel carcere di Sciacca. Da qui, dove resta un mese e mezzo, passa poi ad Agrigento il 31 gennaio 2014 e lascia questo istituto 9 mesi dopo, il 9 settembre per il Pagliarelli di Palermo dove sconta 4 mesi prima di essere nuovamente trasferito il 10 gennaio 2015 all'Ucciardone, sua ultima destinazione carceraria. Lo spostamento fu disposto "per gravi e comprovati motivi di sicurezza" come prevede l'art. 42 del l'ordinamento penitenziario.
6 Commenti
Giuseppe
22/12/2016 16:43
Una vicenda molto oscura, dove non quadra nulla, come quella di Berlino, viene resa ancora piu' oscura dal tentativo, sin dall'inizio di mettere in mezzo l'italia. Prima si era detto che il tir era partito dall'italia, poi si e' scoperto che non aveva nessuna importanza questo particolare (un tir e' ovvio che gira per l'europa, altrimenti non sarebbe un tir). ora la vicenda del tunisino. dove vuole portare e a cosa vuole porta questo martellamento sui legami del tunisino con la sicilia e con le carceri siciliane? Prima di tutto non c'e' una condanna definitiva che lega il tunisino alla strage di Berlino. In secondo luogo il tunisino non era in carcere in sicilia per motivi di terrorismo ma per danneggiamenti ad un centro di accoglienza. quindi perche' insistere su questo legame con la sicilia. dove si vuole andare a parare? chi e perche' ha interesse a mettere in mezzo l'italia nella vicenda di Berlino???' questo e' uno dei tanti misteri di questa misteriosa vicenda.
Francesco
22/12/2016 17:35
Scusami ma... unne u viri stu " martellamento". È la ricostruzione dei fatti. È un fatto che sia stato in carcere in Italia così come se lo fosse stato in Norvegia o in Indonesia. In un momento in cui si sta cercando di capire il percorso di questo personaggio, che tra l'altro è simile a migliaia di " profughi" come lui perché arrivano tutti in Sicilia, mi pare chiaro che escano le notizie sul suo passato
Reporter
22/12/2016 18:42
Fatti gli affari tuoi
barbara
22/12/2016 18:45
Si, la vicenda è molto oscura, il tunisino è scappato dalla tunisia dopo aver compiuto una rapina, ha preso il solito barcone e portato in Italia con il servizio taxi clandestini islamici a domicilio e da qui ha fatto i propri porci comodi (come del resto tutti gli altri clandestini africani), fino al giorno in cui ha compiuto la strage. Comunque, pakistano, tunisino, marocchino ecc. ecc., sempre islamico è il/i colpevoli, che agiscono in nome del loro dio
Giuseppe
22/12/2016 16:48
lezioni di diritto costituzionale: 1) nessuno puo' essere considerato colpevole fino alla condanna definitiva. 2) la responsabilita' penale e' personale. 3) tutte le persone sono uguali di fronte alla legge: il garantismo deve valere per tutti. 4) ogni persona ha il diritto alla difesa.
Reporter
22/12/2016 18:40
X me vale un altra legge che non posso spiegarti tramite pc ma se vuoi te la spiego di persona
Teresa
23/12/2016 08:28
È tutto vero e leggittimo. Ma questi signore alla fine è l'autore di una strage e anziché rispedirlo a casa sua lo abbiamo tenuto ospite ,violento e mon controllato .
Giuseppe
22/12/2016 17:08
Magari la Procura di Palermo potesse indagare sui fatti di Berlino! magari i procuratori Teresi, Di Matteo, Petralia e altri valorosi magistrati palermitani potessero indagare sulla oscura strage di Berlino. 1) Questi valorosi magistrati palermitani non si accontenterebbero di versioni di comodo. 2) forti dell'esperienza sui misteri siciliani, indagherebbero su eventuali complicita' di apparati deviati. 3) non si fermerebbero al movente scontato, ma indagherebbero per scoprire se ci sono altri moventi o se si possa parlare di false flag (cioe' attacco sotto falsa bandiera). 4) si insospettirebbero perche' questo oscuro episodio di Berlino e' caduto a fagiolo proprio per danneggiare le sinistre ma anche la Merkel, impegnate in politiche di accoglienza e solidarieta'. 5) indagherebbero per capire se c'e' una regia contro gli immigrati, i profughi e i musulmani.
Luca
22/12/2016 18:39
Pena di morte
Rosario
22/12/2016 20:27
A quanto pare Giuseppe non ha avuto nessun parente vittima di terrorismo. Questa bella lezione vai a darla al papà e alla mamma della povera ragazza italiana morta a Berlino, please! Giuseppe, ma non ti accorgi che tutti questi morti sono dovuti all'eccesso di garantismo che c'è in Occidente? Ma tuttavia, se qualche tuo parente resterà vittima di un atto terroristico, e ripeterai la stessa lezione, allora sì, tanto di cappello!
Nico
22/12/2016 20:46
Che "tutti questi morti" siano dovuti "all'eccesso di garantismo che c'è in Occidente" è puro qualunquismo. Le cause sono ben altre. Rinunciare al rispetto per i diritti inviolabili dell'uomo a causa di questi attentati sarebbe l'errore più' grave, significherebbe cambiare l'essenza stessa delle democrazie occidentali dandola vinta ai terroristi. L'Italia ha affrontato emergenze ben più gravi (terrorismo anni '70 e mafia) senza cambiare se stessa, senza senza rinunciare mai alla tutela dei i diritti fondamentali dell'uomo, che e' cio che la distingue da una qualunque dittatura.
Lino
22/12/2016 21:03
Nico, lo stesso discorso per Giuseppe vale per te.