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Dalla Chiesa, la figlia Rita: "Palermo custodisca i luoghi della memoria"

PALERMO. Subito dopo l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente della polizia di Stato Domenico Russo, qualcuno posizionò un lenzuolo in via Isidoro Carini, luogo della strage, con la scritta «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti».

Ricordando quell'episodio, Rita Dalla Chiesa, presente alla cerimonia per il 34/o anniversario assieme ai due fratelli, dice: «Mi piacerebbe stringere la mano a chi mise quel lenzuolo. Non so neppure se sia stato un uomo o una donna. C'era la speranza dei siciliani onesti, che è andata avanti, c'è stata la primavera di Palermo e ancora oggi c'è una consapevolezza diversa di quella che c'era allora. Mi piacerebbe tanto conoscere questa persona».

«Palermo dovrebbe impegnarsi in prima persona. Mi piacerebbe che i palermitani si attivassero per tenere puliti tutti i luoghi della memoria, che adottassero questi 'monumenti della memorià, quei posti dove ci sono persone che se ne sono andate via per mano mafiosa». Lo ha detto Rita Dalla Chiesa, a margine della commemorazione sul luogo della strage, in via Carini a Palermo.

L'anno scorso c'erano state polemiche poco prima della commemorazione, quando Rita Dalla Chiesa aveva postato su Facebook una foto della lapide, che ricorda il sacrificio del padre, abbandonata. «Subito dopo aver fatto presente che non era il luogo in cui buttare i mozziconi di sigaretta, sotto la bandiera italiana - aggiunge Dalla Chiesa - si è intervenuti e il sindaco ci ha aiutato immediatamente. I palermitani dovrebbero agire in prima persona quando vedono delle cose che non funzionano. Io se fossi a Palermo lo farei».

Immagini di Marcella Chirchio

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