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Fallisce il tentativo di salvare la partecipata: Sviluppo Italia Sicilia verso la chiusura

PALERMO. Sviluppo Italia Sicilia si avvia verso la chiusura. Falliti anche gli ultimi tentativi di salvare la partecipata regionale che conta 75 dipendenti. L’assemblea dei soci che oggi avrebbe dovuto varare un piano straordinario di salvataggio è stata revocata dopo un incontro fra il liquidatore Andrea Vincenti e l’assessore al Bilancio Alessandro Baccei.

In quell’incontro - riferiscono Cgil, Cisl e Uil - l’assessore «ha negato categoricamente che in base al piano industriale elaborato dallo stesso Vincenti la società potesse salvarsi».

Da qui le critiche dei sindacati: «Il mandato di Baccei era fin troppo chiaro - segnalano le Rsa di Fisac CGIL, First CISL, Uilca UIL - e cioè liberare il mercato dalle società in-house per distribuire la torta dei fondi per l’assistenza tecnica ai privati, più competenti ed efficienti. Ma anche liberi da tutti i vincoli del controllo analogo e con la facoltà di reclutare sul mercato tutte le risorse necessarie, e di reclutarle con contratti precari, a partita Iva o Co.Co.Co o Co.Co.Pro., con affidamenti diretti (sempre sotto i 40.000 €) o procedure ristrette (sotto soglia), attraverso il meccanismo delle long list".

E ancora: "Sviluppo Italia Sicilia invece doveva coprire tutti i fabbisogni con il solo personale interno e con il divieto di ricorrere al mercato e con i vincoli sempre più stringenti e vessatori del controllo analogo. Un controllo asfissiante, dove architetti si improvvisano revisori contabili e contestano le valutazioni di un liquidatore che, nominato dallo stesso socio e rispondendone davanti alla legge, ritiene sussistano le condizioni per deliberare la revoca dello stato di liquidazione della società».

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