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L'arcivescovo Lorefice riceve il pallio benedetto da Papa Francesco

CITTÀ DEL VATICANO. Il Papa, presente anche una delegazione del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, celebra nella basilica di San Pietro la messa per la benedizione del pallio per gli arcivescovi metropoliti eletti nel corso dell'anno.

Tra quanti riceveranno il pallio,  che sarà poi imposto a ciascuno di loro da un rappresentante pontificio nella propria sede metropolitana, ci sono quattro italiani: mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna; mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo; mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento; mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento.

La delegazione del patriarcato di Costantinopoli è composta dal metropolita di Boston, Methodios, dall'arcivescovo di Telmessos, Job e dal diacono patriarcale Nephon Tismalis.

«Chiusura / apertura» è il binomio proposto alla riflessione della Chiesa, dal Papa, nella omelia della messa per la festa di san Pietro e Paolo, che celebra nella basilica di San Pietro. «A questa immagine - ha spiegato papa Bergoglio - possiamo accostare anche il simbolo delle chiavi, che Gesù promette a Simone Pietro perchè possa aprire l'ingresso al Regno dei Cieli, e non certo chiuderlo davanti alla gente, come facevano alcuni scribi e farisei ipocriti che Gesù rimprovera».

Papa Francesco ha parlato della «tentazione che sempre esiste per la Chiesa: quella di chiudersi in sè stessa, di fronte ai pericoli», è ha indicato nella preghiera la «via d'uscita, lo spiraglio», «dalla chiusura all'apertura, dalla paura al coraggio, dalla tristezza alla gioia. E possiamo aggiungere: dalla divisione all'unità. Sì, - ha rimarcato il Pontefice - lo diciamo oggi con fiducia insieme ai nostri fratelli della Delegazione inviata dal caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo, per partecipare alla festa dei Santi Patroni di Roma.

Una festa di comunione per tutta la Chiesa, come evidenzia anche la presenza degli Arcivescovi Metropoliti venuti per la benedizione dei Palli, che saranno loro imposti dai miei Rappresentanti nelle rispettive Sedi».  Papa Francesco ha anche sottolineato come la vita di san Paolo sia stata «tutta 'in uscità grazie al Vangelo: tutta proiettata in avanti, prima per portare Cristo a quanti non lo conoscono, e poi per buttarsi, per così dire, nelle sue braccia, ed essere portato da Lui 'in salvo nei cieli, nel suo regnò».

Il Papa ha poi riflettuto sulla vita di «Simone, pescatore galileo, come la vita di ognuno di noi, - ha commentato - si apre, sboccia pienamente quando accoglie da Dio Padre la grazia della fede. Allora Simone si mette sulla strada, una strada lunga e dura, che lo porterà a uscire da sé stesso, dalle sue sicurezze umane, soprattutto dal suo orgoglio mischiato con il coraggio e con il generoso altruismo. In questo suo percorso di liberazione, decisiva è la preghiera di Gesù».

La preghiera, ha rimarcato il Pontefice, è «la grande via di uscita dalle nostre chiusure personali e comunitarie». E ha commentato il racconto di Rode, la domestica della madre di Giovanni, che quando Pietro appena scarcerato bussa alla sua porta, riconosciuta la voce dell'apostolo, invece di aprire, corre a riferire alla padrona. «Il racconto che può sembrare comico - ha osservato papa Francesco - e può dare inizio al cosiddetto complesso di Rode, ci fa percepire il clima di paura in cui si trovava la comunità cristiana, che rimaneva chiusa in casa, e chiusa anche alle sorprese di Dio».

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