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Ardizzone salva il voto di genere, ma attacca la Boschi: "Inaccettabile il suo intervento"

PALERMO. Il colpo di scena dovrebbe maturare nel corso del pomeriggio. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, a meno di sorprese, dichiarerà inammissibile l’emendamento che cancella la cosiddetta preferenza di genere nelle elezioni comunali. La norma cozza con articoli di segno opposto in vigore a livello costituzionale.

Tuttavia prima di arrivare a queste decisione è maturato uno scontro fra stato e Parlamento siciliano sulla riforma delle legge elettorale per i Comuni. In mattinata il ministro Maria Elena Boschi ha criticato l’approvazione dell’emendamento contro la preferenza di genere. E in apertura dei lavori dell’Ars il presidente Giovanni Ardizzone ha ritenuto queste parole un attacco all’Autonomia e ha definito «inaccettabile che un ministro intervenga nel merito di una legge in corso di approvazione in questo Parlamento. Tanto più che lo stesso ministro parteciperà al Consiglio dei ministri che deciderà eventualmente se impugnare o meno la legge».

Prima di questi colpi di scena era già scattata la rivolta delle donne. Associazioni, sindacati, parlamentari: tutti contro la legge con cui l’Ars vorrebbe togliere l’obbligo del voto di genere nelle elezioni per i Comuni.

Milena Gentile, presidente di Emily Palermo, ha scritto una lettera aperta a Crocetta sottoscritta da Arcidonna, ANDE Palermo, Mezzocielo, Coordinamento Antiviolenza 21 luglio, ComitatopiuDonnepiuPalermo, Movimento dei Coraggiosi, Giovani Democratici, CGIL, CISL e UIL: «Ci saremmo aspettati - si legge nel testo - di vedere i nostri rappresentanti impegnati a votare una nuova legge elettorale che introducesse la doppia preferenza di genere per le elezioni all'Ars, anche in considerazione della recente legge 20 del 15 febbraio 2016, con la quale l'attuale governo nazionale obbliga tutte le Regioni a Statuto ordinario all'inserimento della doppia preferenza di genere nelle proprie leggi elettorali. Ma noi, si sa, siamo "Speciali"....». Le associazioni chiedono a Crocetta di intervenire all’Ars per bloccare l’emendamento.

Il testo è stato approvato in commissione all’Ars. E prevede, appunto, di togliere l’obbligo di esprimere la preferenza a un uomo e una donna se si decide di votare due candidati per il consiglio comunale.
L’emendamento è stato presentato dal deputato dell’Udc Gaetano Cani, scatenando le proteste anche delle donne Udc. Marianna Caronia, presidente provinciale del partito, ha parlato di «femminicidio politico»: «Una vera vergogna. Mortifica l’impegno profuso in 70 anni della tante donne di ogni colore politico teso ad affermare il principio della parità di genere che sembra terrorizzare tanti uomini politici o pseudo tali».

E per Giusy Savarino (Diventerà Bellissima) attacca l’Ars: «Solo in Sicilia poteva succedere che lo Statuto speciale venisse calpestato ogni giorno, umiliato da un Presidente Crocetta che riceve elemosine a Roma in cambio di ogni recriminazione e diritto che ci compete, e poi lo stesso Statuto diventi strumento per quella stessa maggioranza per togliere alle donne siciliane una conquista di democrazia paritaria come la doppia preferenza di genere».
A caldo si erano schierate contro l’emendamento le deputate Pd Marika Cirone, Mariella Maggio, Antonella Milazzo, Concetta Raia e Valeria Sudano. E lo stesso avevano fatto i consiglieri comunali di Palermo Alessandra Veronese (Mov 139) e Antonella Monastra del Pd.

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