PALERMO. «Si autodefiniva il 'generale’, si paragonava a Gheddafi per potere e contatti e non faceva mistero del suo disprezzo per la vita umana». È il ritratto che il procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia, e il pm Geri Ferrara, i magistrati che hanno coordinato l'indagine che ha portato all'arresto del trafficante di uomini Mered Yehdego Medhane, hanno tracciato dell'organizzatore della tratta.
Mered, estradato dal Sudan e atterrato stanotte a Roma, è in carcere e tra cinque giorni verrà interrogato dal gup che emise l'ordinanza di custodia cautelare alla quale si era sottratto e per cui era ricercato. Dall'inchiesta emerge che l'organizzazione di Mered in soli tre mesi, nel 2014, ha organizzato la partenza dall'Africa di 10 mila migranti, guadagnando per ogni viaggio tra i 700 mila euro e il milione.
Nelle intercettazioni viene fuori un uomo senza scrupoli. «Io sono più bravo degli altri, ne metto di più» diceva l'eritreo vantandosi di stipare fino all'inverosimile i barconi diretti in Italia.
Il trafficante non faceva mistero del denaro accumulato, parlando di proprietà immobiliari in Eritrea e denaro nascosto a Dubai. All'eritreo, arrestato a Karthoum dai sudanesi in casa di un amico, è stato sequestrato materiale informatico di cui la procura di Palermo chiederà copia con rogatoria.
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