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Il film sulla strage di Ustica, il regista: racconto la mia verità - Video

ROMA. Un film a tesi, «maieutico» a detta dello stesso regista Renzo Martinelli, questo 'Ustica', in sala in 100 copie con Indipendent Movie e Zenit che mette mano a uno dei misteri d'Italia, la tragedia del 27 giugno 1980 quando il Dc9 Itavia scomparve dagli schermi radar e si schiantò tra Ponza e Ustica.

Persero la vita tutti gli 81 occupanti dell'aereo. Martinelli rifiuta la tesi di un missile francese e sostiene invece che tutto fu provocato da un caccia americano in combattimento con un Mig libico che, per raggiungere la Jugoslavia sfuggendo ai radar, si era posto sotto al Dc9.

Ma sulle tante ipotesi formulate sulle cause di questa tragedia, spiega il magistrato Rosario Priore che per un periodo aveva curato le indagini, «il problema a monte è il segreto di Stato che può fermare tutto. Certo, il cinema può stimolare la ricerca delle verità, ma quando ci sono coinvolte forze militari, tanto più quelle americane, entra in scena la legislazione di bandiera che complica tutto».

Nel film d'inchiesta di Martinelli (Vajont, Piazza dalla Cinque lune, Barbarossa) un lavoro super-documentato di quattro anni, tanti personaggi, ispirati a quelli reali o del tutto inventati, per raccontare la vicenda e le varie teorie che si sono susseguite negli anni su quella tragedia.

Nel cast: Marco Leonardi, Caterina Murino, Lubna Azabal, Tomas Arana, Federica Martinelli, Paco Reconti, Yassine Fadel, Joe Capalbo, Jonis Bascir, Shelag Gallivan e un cameo di Enrico Lo Verso.

Martinelli, comunque, smonta, punto per punto, nel suo lavoro le tre ipotesi sulle cause del disastro: cedimento strutturale dell'aereo, una bomba a bordo, un missile. «Non è stato facile
fare questo film - spiega il regista -, un'impresa titanica finanziaria e anche una ricerca durata anni, dopo che il giudice Priore mi ha messo a disposizione un dischetto pieno delle cinquemila pagine della sua sentenza. A pagina 118 si legge come siano stati rinvenuti nella zona del disastro pezzi di un aereo che non appartenevano al Dc9 Itavia. Allora anche il Tg1 parlò chiaramente di una collisione tra aerei, ma poi questa verità venne smantellata».

Precisa il giudice Priore: «È ancora in corso un processo sulla strage di Ustica, ma i miei successori, da quello che ne so, stanno seguendo un'altra pista, diversa da quella del film di Martinelli. Quando ho lavorato io all'inchiesta, le prove, a volte, mi venivano sottratte sotto gli occhi. Tra queste quella di un battellino salvagente che aveva cinque numeri identificativi, un battellino della portaerei Saratoga che era allora di stanza a Napoli. Chiesi di quel battellino, ma mi dissero che non si trovava più. Lo scontro forse fu provocato da un aereo della Saratoga che poi ha recuperato il pilota. Da qui il ritrovamento del battellino di salvataggio».

Il fatto è che a quei tempi, spiega ancora Priore, «l'Italia aveva una moglie americana e un'amante libica (sottolinea riferimento ai rapporti commerciali, specie quelli legati al petrolio, ndr). Eravamo insomma stretti tra questi due poteri». Nel futuro di Martinelli «un film sulla morte di Mussolini, ma - accusa - non me lo fanno fare».

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