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Duplice omicidio Palermo, assassinato il genero di Giovanni Bontade - Foto e Video

PALERMO. Due uomini sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco a Falsomiele. Sul posto le volanti della polizia. Secondo una prima ricostruzione degli uomini della Squadra mobile che sta seguendo le indagini, i due erano a bordo di una Fiat Cinquecento L, quando sono stati avvicinati. A quel punto sono scesi dall'auto e hanno cercato di fuggire. Uno dei due è stato colpito al torace e alla nuca, l'altro al torace e al volto.

La sparatoria è avvenuta all'altezza del civico 117 di via Falsomiele. Uno dei due uomini uccisi è Vincenzo Bontà, genero del boss Giovanni Bontade, ucciso anche lui in un agguato il 28 settembre del 1988 insieme alla moglie Francesca Citarda. L'identificazione della vittima da parte degli investigatori e i suoi legami familiari confermerebbero l'ipotesi di un delitto di stampo mafioso. L'altra vittima è Giuseppe Vela, 53 anni.

Per gli inquirenti - le indagini sono condotte dalla polizia e coordinate dalla Dda - dietro l'agguato ci sarebbe la mano dei clan: una valutazione che si deduce, tra l'altro, anche dalle modalità del delitto.

Una delle vittime sarebbe stata "giustiziata" con un colpo di pistola alla nuca. L'agguato è avvenuto in una stradiana stratta vicino alla centrale dell'Enel, un luogo che non consentiva alle vittime una via di fuga.  Oltre al capo della Mobile Ruperti, sul posto il procuratore aggiunto Leonardo Agueci.

Le indagini. Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, ammazzati stamattina a Palermo a colpi di calibro 9 avrebbero avuto un appuntamento con i killer . Gli investigatori sospettano che i due dovessero incontrare persone che conoscevano. Sarebbero scesi dall'auto su cui viaggiavano, che sarebbe stata parcheggiata e chiusa, e sarebbero stati colpiti a bruciapelo.

L'obiettivo dei sicari sarebbe stato Bontà, genero del boss Giovanni Bontade, ufficialmente senza un'occupazione ma proprietario di diversi appezzamenti di terra nella zona di Villagrazia, feudo della famiglia Bontade. Vela, che lavorava nei terreni di Bontà, accompagnava l'amico, una sorta di guardaspalle che i killer non hanno risparmiato. Nonostante fosse incensurato, Bontà, dicono gli investigatori, aveva un suo peso mafioso, indipendente dall'eredità criminale lasciata dal suocero. Il padre, Nino, è stato condannato per associazione mafiosa ed è morto nel 2006.

A Falsomiele si è tornato a sparare.  Il duplice omicidio di stamattina ha fatto tornare alla mente le sparatorie avvenute qualche mese fa nello stesso quartiere.

Il 3 ottobre scorso a perdere la vita fu Mirko Sciacchitano, freddato da numerosi colpi di pistola a pochi metri da un centro scommesse, in via Concordia, nel vicino quartiere Oreto. Il giovane venne ucciso per punizione  dopo aver partecipato poche ore prima alla gambizzazione di Luigi Cona, compiuta davanti alla friggitoria di quest'ultimo in via dell'Allodola, a Falsomiele.

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