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Allarme Al Qaeda, nella notte coprifuoco in Tunisia

In un discorso televisivo alla nazione sulle proteste sociali che da quasi una settimana agitano il Paese nordafricano, il presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi punta il dito contro forze interne ed esterne e mette in guardia dalla minaccia jihadista che attende alle frontiere per approfittare della situazione

TUNISI/ROMA. "L'Isis in Libia attende il momento propizio per intervenire in Tunisia" e destabilizzarla. "Ma lo Stato è forte e resisterà con determinazione". In un discorso televisivo alla nazione sulle proteste sociali che da quasi una settimana agitano il Paese nordafricano, il presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi punta il dito contro forze interne ed esterne e mette in guardia dalla minaccia jihadista che attende alle frontiere per approfittare della situazione. Ieri è stato decretato il coprifuoco notturno in tutto il Paese che attraversa la crisi peggiore dalla rivoluzione dei Gelsomini di cui è stato appena celebrato il quinto anniversario. La misura è in vigore dalle 20 alle 5 del mattino su tutto il territorio dopo che anche ieri erano proseguiti fino a notte fonda i disordini a Kasserine e in molte altre città: da Sfax a Biserta, da Sousse a Kairouan fino alla periferia di Tunisi, nella cité Etthadamen, dove è stata saccheggiata una banca, con un bilancio di 16 arresti e 44 agenti feriti (tre della protezione civile).

Il governo ha messo in guardia dalle minacce terroristiche di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) che potrebbe approfittare della rabbia crescente della popolazione - che chiede lavoro,diritti sociali e lotta alla corruzione - contro l'esecutivo e le forze dell'ordine per infiltrarsi nel Paese, già pesantemente colpito nel 2015 da attacchi jihadisti al museo del Bardo e su una spiaggia di Sousse. La Tunisia è inoltre uno dei principali Paesi 'fornitorì di foreign fighter alle fila dello Stato islamico in Siria e Iraq. L'allarme terrorismo è stato lanciato dal portavoce del ministero dell'Interno, Walid Louiguini, che ha accusato anche alcuni «partiti politici dietro agli attacchi ad edifici pubblici e privati».

In serata è intervenuto in diretta tv anche il presidente Beji Caid Essebsi: «La Tunisia è nel mirino» di forze interne ed esterne che vogliono minarne la stabilità, ha dichiarato il capo
dello Stato ribadendo che il Paese «andrà avanti sulla strada che ha tracciato, quella delle libertà e della democrazia». E ha quindi invitato il governo a elaborare un progetto per risolvere il problema della disoccupazione perchè «senza lavoro non c'è dignità».

Il premier Habib Essid ha intanto annullato tutti gli impegni all'estero e accorciato la visita prevista a Parigi dove oggi è stato ricevuto dal presidente Francois Hollande, incassando un
nuovo piano di sostegno di un miliardo di euro in 5 anni «per aiutare le regioni sfavorite e i giovani, con un accento particolare sul tema del lavoro», ha rivelato l'Eliseo. «L'ultima ondata di proteste è del tutto priva del carattere pacifico e, lo Stato prenderà tutte le misure necessarie per ristabilire l'ordine nel paese», ha annunciato Essid.

La miccia delle nuove proteste è stata la morte, sabato 16 gennaio, di un giovane disoccupato di Kasserine, Ridha Yahyaoui, rimasto folgorato dopo essere salito su un pilone dell'alta
tensione per protestare contro il ritiro del suo nome da una lista di assunzioni nella pubblica amministrazione.

Celebrata come l'unica "primavera araba" di successo,riconosciuta anche a livello mondiale con l'assegnazione nel 2015 del Nobel per la Pace al Dialogo nazionale tunisino, la
Tunisia registra però un tasso di disoccupazione al 30%. Gli osservatori le rimproverano di essersi concentrata in questi anni quasi esclusivamente sulla transizione politica,
dimenticando la questione dei diritti socio-economici e il modello di sviluppo, che era stata proprio all'origine delle rivendicazioni delle rivolte del 2011.

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