PALERMO. C’è la manipolazione delle liste d’attesa per un esame - che oltre a consentire un arricchimento illecito di chi si fa corrompere - provoca gravi problemi di salute al paziente che ottiene in ritardo una visita di controllo. Oppure il farmaco, comprato solo perché è stata pagata una mazzetta, non utile o peggio ancora, dannoso, per chi è ammalato.
Ecco due delle ultime frontiere del malaffare nella sanità in Italia. Le liste d’attesa pilotate e i farmaci taroccati: sono solo due esempi, estremi ma purtroppo reali, messi nero su bianco in un dossier dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, e realizzato in stretto rapporto coi ministeri della Salute e dell’Economia, e con l’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali la cui nuova responsabile dell’Anticorruzione è dal primo settembre Lucia Borsellino, l’ex assessore regionale siciliano alla Salute.
Il piano per il 2015. Il documento - che aggiorna informazioni, carenze, falle e proposte per combattere il malaffare nella pubblica amministrazione e nella Sanità - è un dossier che fa compiere un grosso passo avanti nella sfida che l'Autorità Nazionale Anticorruzione ha lanciato contro chi incassa tangenti o fa affari sporchi coi soldi dei contribuenti.
Un monitoraggio concluso nel luglio 2015, che offre un dato a due facce: il 96% di enti ha adottato formalmente i piani anticorruzione e il 62% ha «adottato e pubblicato l'aggiornamento per il triennio 2015-2017». Ma in realtà, nota l’Anac, «la qualità dei ”Piani di prevenzione della corruzione” è generalmente insoddisfacente e risulta influenzata da alcune variabili di contesto, quali la tipologia di amministrazioni, la collocazione geografica delle stesse e la dimensione organizzativa».
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