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Ancora sangue nei college, almeno due studenti uccisi in Texas e Arizona

L'impressionante sequenza di episodi del genere non fa altro che aumentare la frustrazione della Casa Bianca, finora incapace di far passare una legge che ponga un serio freno alla diffusione delle armi da fuoco in America, a partire da scuole e università

ROMA. Non si ferma la scia di sangue nei college americani. Due sparatorie in meno di 24 ore si sono verificate in Arizona e in Texas. Il bilancio complessivo è di almeno due morti e diversi feriti. Vittime e killer quasi tutti studenti. Un venerdì nero, dunque, che arriva a poco più di una settimana dalla strage all'Umpqua Community College di Rosenburg, in Oregon, dove sono morte dieci persone, compreso il giovane killer.

E dove il presidente americano Barack Obama si è recato in queste ore per incontrare studenti e insegnanti sopravvissuti, e i familiari delle vittime. Il teatro della prima sparatoria è stata la Northern Arizona University, a Flagstaff, a circa 200 chilometri da Phoenix. Il bilancio è di un morto e quattro feriti. La vittima, Colin Brough, era un ragazzo al primo anno di college, così come una matricola è il suo killer, Steven Jones, di soli 18 anni. Gli altri tre studenti rimasti feriti sono Nicholas Prato, Kyle Zientek e Nicholas Piring.

Non si hanno dettagli sulle loro condizioni. Secondo le prime ricostruzioni la sparatoria è avvenuta nel parcheggio nelle vicinanze del dormitorio e il motivo scatenante sembra essere stata una lite tra studenti di due diversi gruppi di confraternite. Jones è stato arrestato subito dopo la sparatoria. Il capo della polizia locale ha quindi spiegato che agli studenti è proibito girare con armi nel campus: tuttavia possono custodirle nelle loro auto. La seconda sparatoria è invece avvenuta nel campus della Texas Southern University, non lontano da Houston, sempre nei pressi di uno dei dormitori. Anche in questo caso il killer, che ha ucciso una persona e ne ha ferita almeno un'altra, è stato arrestato.

L'impressionante sequenza di episodi del genere non fa altro che aumentare la frustrazione della Casa Bianca, finora incapace di far passare una legge che ponga un serio freno alla diffusione delle armi da fuoco in America, a partire da scuole e università. Le resistenze in Congresso sono forti. Ma anche in buona parte dell'opinione pubblica. Ad attendere il presidente a Rosenburg, infatti, anche un coro di proteste contro la sua intenzione di rafforzare il controllo sulle armi.

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