TORINO. «La differenza è culturale perchè in Europa l'accesso all'asset industriale nel senso politico viene visto come una fonte di potere. Cosa in questo Paese inaccettabile perchè il mercato è libero», «sono due concetti completamente diversi. Io non voglio giustificare il mercato libero. Il mercato libero ha dei difetti enormi però perlomeno non è politico in quel senso». È quanto afferma in un colloquio con la Stampa pubblicato anche dal Secolo XIX, l'amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne. «Nessuno sta dicendo - spiega Marchionne - che gli italiani devono abbracciare la cultura americana. Questa riflette trecento anni di storia. Quella italiana riflette duemila anni di storia. Noi saremmo una forma diversa da quello che è qui, però la sfida non è che sia diversa. Quello che è assolutamente sicuro è che il sistema del passato non regge più». «Io ho difeso Renzi - prosegue quindi - in una maniera piuttosto chiara semplicemente perchè comincia a fare le cose necessarie per accorciare le distanze tra noi e gli altri e dare un senso di futuro al Paese». «Bisogna essere anche ottimisti - aggiunge Marchionne - nel guardare le cose andando avanti. Magari anche in una maniera un po' ingenua». Il futuro dell'Italia - afferma ancora l'ad di Fiat-Chrysler - è un futuro tutto da crearsi e chi vuole veramente bene al Paese si deve impegnare ad accettare il nuovo, accettare le sfide anche con l'incognita di esperimenti che non sono totalmente chiari in termini di successo. Uno deve azzardare, deve prendersi i suoi rischi. Dobbiamo provare a fare delle cose nella maniera diversa. Le menate del passato ormai sono morte».
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