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Valvo: «In Europa ognuno pensa a se stesso, sui migranti l'unione non esiste»

Non si può usare l'Europa come un grimaldello, da sfruttare a seconda delle necessità e degli scopi del momento. Più che sorpresa, sono disgustata.
ma non solo questo Paese, rifiutava l' intervento della Ue sull' immigrazione. Oggi, sostiene il contrario perché migliaia di donne e uomini premono ai suoi confini». Anna Lucia Valvo, ordinario di Diritto dell' Unione europea all' Università «Kore» di Enna, non nasconde amarezza. Anzi, rabbia: «Ormai, vivo la Ue come una "delusione d' amore". È diventata un insulto a quella che era l' idea di integrazione dei Padri fondatori».

Ieri l' Inghilterra, L' Europa rischia di essere travolta da quello che è stato definito «l' esodo di un popolo senza patria». Solo un problema di numeri - eccessivi i flussi migratori - perché sia possibile gestirli in modo coerente e senza strappi?
«L' Unione europea è inesistente. E lo è innanzitutto sotto il profilo delle norme sui migranti, anzi gli accordi di Dublino violano la Convenzione di Ginevra sui rifugiati sotto vari punti di vista. Il Trattato Ue come anche il Trattato di Schengen, fanno espresso riferimento alla Convenzione di Ginevra del 1951, che tra l' altro prevede all' articolo 33 il divieto di respingimento. Ciò viene, però, costantemente ignorato dai Paesi membri. Che, comunque, non si limitano a questo...».

Cos'altro?
«Il Trattato di Ginevra non fa alcun riferimento al "primo Paese sicuro", mentre gli accordi di Dublino impongono al richiedente asilo l' obbligo di presentare domanda nel "primo Paese sicuro" vale a dire la nazione di ingresso. Spesso, è l' Italia questo primo Paese. Siamo in presenza di un' altra violazione della Convenzione, una schizofrenia del sistema europeo in materia di immigrazione e rifugiati. Sia chiaro: seppur sotto il profilo del diritto internazionale gli Stati, in generale, non sono tenuti a fare entrare cittadini stranieri nel proprio territorio, nel momento in cui si fa rinvio espresso alla Convenzione di Ginevra, o la si rispetta o non se ne fa riferimento».

Stati divisi: principio di volontarietà contro quello di solidarietà. Hanno pari dignità nel sistema comunitario?
«No. Dovrebbe prevalere il principio di solidarietà, i Paesi europei sono tenuti a "soccorrersi" gli uni con gli altri. Questo vale in generale, ed esistono previsioni specifiche anche inri ferimento all' immigrazione. Ormai, però, i trattati vengono violati costantemente dagli stessi "dirigenti" dell' Unione. Mi riferisco allo stesso presidente della Commissione, Juncker.
Ad esempio, in economia e particolarmente in relazione alla crisi ellenica. Forse ripensando alle immagini provenienti nei mesi scorsi dalla Grecia, in queste ore i ministri dell' Interno di Francia e Gran Bretagna hanno affermato: «I migranti credono che le nostre strade siano lastricate d'oro».

D' accordo?
«Non so minimamente cosa questi poveretti credano. Fossi nei governanti di Francia, Gran Bretagna e degli altri Paesi membri mi preoccuperei di altro. Se minimamente l' Unione europea seguisse la politica cinese verso l'Africa, si risolverebbero molti problemi. Cosa fanno? Investono per costruire ponti, strade, università e ospedali offrendo lavoro. Vero, sfruttano economicamente queste persone sotto molti altri punti di vista, ma creano loro occasioni perché possano vivere».

Noi, invece?
«Noi pretendiamo a parole rispetto di libertà e diritti fondamentali per elargire in cambio aiuti. Questi, però, andrebbero gestiti direttamente lì, tramite fabbriche e infrastrutture.
Spesso, invece, gli aiuti economici finiscono altrove. Soprattutto, poi, assistiamo continuamente aun rigurgito di, per così dire, colonialismo buonista che non va bene e ha prodotto disastri. Com' è evidente in Libia».
Cioè?
«A parlare bene di Berlusconi, si rischiano insulti. Ma non si può negare che con l' accordo italo -libico del 2008 il problema venne risolto, così com' è stato superato vent' anni fa in Albania dove ancora è vietato possedere imbarcazioni private per scoraggiare eventuali scafisti. Oggi, però, i libici non hanno un governo che possa essere considerato tale e quindi non c' è possibilità di rimedio».
A chi in Libia fa affari con i barconi della disperazione, la Ue risponde con operazioni di pattugliamento. Troppo poco?
«Parliamoci chiaro: l' Unione europea è un' idea bellissima che, perla miope ed egoista politica degli Stati nazionali, non si è voluta realizzare. Non esiste politica estera né di difesa.
Possiamo fare davvero poco. In Libia, come altrove».

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