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Sanità, conti risanati ma non basta

La sanità siciliana è guarita, ma non è detto che lo resti a lungo. Mentre la gestione dell’assessorato alla Salute è riuscita a risanare i conti, dall’altra parte le criticità del bilancio e la fortissima crisi di liquidità ne pregiudicano la sostenibilità. Tra poco tempo, insomma, potremmo trovarci con una sanità tornata efficiente, ma travolta dal deficit strutturale del bilancio regionale.

È una storia che va avanti da tempo. La gestione dell'assessorato ha conseguito nel 2014 un avanzo; se stessimo parlando di un'impresa, potremmo dire che è andata in utile. Grazie, tra l'altro, al taglio di spese per il personale per 35 milioni di euro e grazie alla drastica ed ulteriore riduzione della spesa farmaceutica convenzionata, per 101 milioni, l'esercizio si è chiuso con un avanzo di 54 milioni di euro; tanto più apprezzabile ove si consideri che i parametri ministeriali che misurano la qualità dell'assistenza ospedaliera siciliana sono ormai allineati al resto d'Italia. Mentre la gestione assessoriale e della macchina sottostante ha portato a casa dopo anni di paziente inseguimento (era cominciato con l'assessore Lagalla) un risultato positivo di amministrazione, allo stesso tempo la sconquassata macchina dei conti regionali ha finito con il coinvolgere anche la sanità. Che cosa è successo in sostanza? La Regione avrebbe dovuto trasferire alle strutture ospedaliere la quota di competenza e pari a 4.200 milioni di euro. Nel corso del 2014 sono stati versati, invece, soltanto 1.300 milioni, meno del 30%; questi soldi servono per pagare gli stipendi del personale e le forniture di beni e servizi, necessari al funzionamento di una macchina gigantesca che assorbe 9,5 miliardi di euro all'anno, pari al 54% dell'intera spesa regionale. Non essendo pensabile che ospedali ed aziende interrompano il servizio di assistenza sanitaria alla popolazione, gli stessi ospedali ed aziende sono quindi costretti a ricorrere ad anticipazioni presso le banche. Che cosa comporti questo circolo vizioso è presto detto. Intanto le aziende sanitarie pagano interessi sulle anticipazioni e subiscono quindi, senza responsabilità dirette, maggiori costi. Mentre i fornitori di beni e servizi (materiale farmaceutico, presìdi farmaceutici, pulizia, lavanderie, pasti, manutenzioni...) vengono pagati con ritardi che arrivano ad otto mesi, subendo anch'essi un aggravio di costi e pesanti diseconomie. Nel 2013 lo Stato è intervenuto con legge per risolvere questo problema comune a molte altre regioni meridionali e non solo. Il meccanismo prevedeva una immissione straordinaria di liquidità che però, come si è visto, non è affatto risolutoria. Quando infatti abbiamo tappato le falle degli anni scorsi, ecco aprirsi le falle dello scorso esercizio, come poi ci saranno quelle del presente esercizio. Soltanto il ripiano delle anticipazioni di liquidità da parte dello Stato attraverso mutuo, in un parossistico inseguimento del cane con la sua coda, costa ai siciliani 100 milioni di euro all'anno fino al 2045. Per non dire che già paghiamo altri 128 milioni all'anno a seguito di un altro prestito trentennale per risanare la sanità.

Che fare allora? Bisognerebbe, come afferma da anni la Corte dei Conti, sciogliere i nodi a monte, affrontando la crisi perenne di liquidità. Questo non è un obiettivo a portata di mano; comporta una profonda rivisitazione dell'intera impalcatura regionale, la rinuncia al mantra dell'assistenzialismo, il freno all'occupazione precaria ed impropria della Regione che accontenta pochi e scontenta i più, la cancellazione di privilegi, la messa a punto di riforme non più rinviabili, per esempio, in materia di organizzazione della macchina regionale, nel comparto idrico o in quello dei rifiuti, nel campo degli appalti pubblici o del rilancio dei beni culturali e el turismo. Insomma parliamo di problemi antichi ed incancreniti, ma ormai ci hanno portato al capolinea. Dal prossimo anno il sistema non tiene più. Ed allora anche la sanità, così faticosamente risanata, corre verso il buco nero. Fuori metafora tutto si tiene. Con un sistema di conti pubblici, denuncia la Magistratura contabile, ormai strutturalmente deficitario, poi non possiamo stupirci se la sanità viene mandata a fondo dalla crisi finanziaria. Con la considerazione peculiare che quando parliamo di sanità, parliamo però della vita della gente

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