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Triton si estende a 138 miglia a Sud della Sicilia. Frontex, base sull'Isola

Frontex intensifica anche i suoi sforzi per smantellare i network di trafficanti, attraverso l'impiego di nove team di specialisti in 'debriefing'

BRUXELLES. L'area operativa di Triton viene estesa a 138 miglia nautiche a sud della Sicilia, avvicinandosi così molto a quella che era stata l'estensione della missione Mare Nostrum, con la possibilità di fare soccorsi più tempestivi e salvare più vite, grazie anche ad un massiccio rafforzamento dei mezzi impiegati. Intanto Frontex decide di stabilire una base regionale in Sicilia - in passato più volte invocata dall'Italia - da dove coordinerà l'operazione e lavorerà in stretto contatto con gli ufficiali di collegamento di Europol, Eurojust, e Ufficio d'asilo europeo (Easo).

Per domani è invece atteso il primo via libera alla proposta legislativa dell'esecutivo Ue, con cui si prevede un meccanismo d'emergenza con ripartizioni obbligatorie intra-Ue, di richiedenti protezione internazionale. Salvo sorprese dell'ultimissima ora, si tratterà di ridistribuire, in 24 mesi, 40mila persone: 24mila dall'Italia (60%) e 16mila dalla Grecia (40%). Gli Stati che concorreranno alla ripartizione dovrebbero essere 24: Italia e Grecia sono esentate, in quanto Paesi beneficiari dell'iniziativa; Gran Bretagna e Danimarca, che godono di clausole di eccezione, hanno fatto sapere di non voler partecipare; mentre l'Irlanda ha manifestato la possibilità di «opt in» per fare la propria parte (su questa base saranno ricalcolate le percentuali). «Non è la soluzione per tutto, ma è
una rivoluzione rispetto a quello che c'è. Non è perfetta», ma rappresenta «un enorme passo avanti perchè introduce l'elemento di solidarietà», ha commentato l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini.

Ma di fronte alle indiscrezioni che indicano una distribuzione di 24mila profughi spalmata su due anni, il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi ha dato voce alle perplessità italiane. «Se questa fosse la proposta» sarebbe «ben al di sotto del necessario: sarebbe un problema per noi e per l'Europa», ha dichiarato. «Certamente questa proposta sarebbe ben al di sotto di quanto necessario e di quanto la  stessa Ue aveva stabilito nella sua agenda per le migrazioni. Vediamo quale sarà la proposta. Se fosse questa c'è molto da migliorare sia in sede di ministri, sia in sede di Consiglio dei capi di Stato e di Governo», ha aggiunto Gozi.  Fino a tarda sera a Bruxelles si continua a discutere in  modo acceso per trovare la formula per estendere l'applicazione del meccanismo di emergenza anche a coloro che hanno presentato richiesta d'asilo prima dell'entrata in vigore della decisione - che si prevede per luglio - altrimenti i 90mila che sono già in Italia non avrebbero diritto. Il compromesso al punto controverso potrebbe arrivare stabilendo una data di arrivo in Italia a partire dalla quale il rifugiato è eleggibile per la sua ricollocazione.

Nella proposta si indicano anche i Paesi originari dei profughi da distribuire. Il criterio che viene utilizzato sono le nazionalità che si sono viste accettare la media del 75% delle richieste di asilo in Europa. Nel 2014 siriani e eritrei. E nonostante i mal di pancia di Madrid, che avrebbe voluto modifiche, i parametri della chiave di ripartizione restano quelli già individuati dalla Commissione nell'Agenda per l'immigrazione: popolazione (40%); Pil totale del 2013 (40%); numero di richieste di asilo e di rifugiati reinsediati per
milione di abitanti dal 2010 al 2014 (10%) e tasso di disoccupazione nel 2014 (10%). «Lo spazio per negoziati e cambiamenti sarà al consiglio Ue», dicono dalla Commissione.

La solidarietà - che al di là delle cifre - è il principiopolitico che davvero conta in tutta questa partita per poter costruire per il futuro, corre comunque di pari passo con le regole. L'Italia (così come la Grecia) è infatti chiamata a rispettare i suoi obblighi: a un mese dall'ok formale alla proposta, dovrà presentare una roadmap su come intende
organizzarsi per concessione di diritto di asilo, accoglienza e rimpatrio. Nel caso non rispettasse quanto previsto dalla Ue, la Commissione potrà decidere di sospendere le ripartizioni. Roma dovrà comunque presentare un report ogni tre mesi.

La strada che sta di fronte alla proposta legislativa è comunque in salita, data l'ostilità dichiarata di una decina di Paesi, e anche se alla fine si riuscirà a strappare una maggioranza qualificata, al consiglio Affari interni Ue del 15  giugno e al vertice europeo del 26 si prevedono accese discussioni e negoziati. Anche oggi il viceministro degli esteri Lapo Pistelli, a margine del consiglio Sviluppo, ha ricordato che Francia e Spagna «devono essere coerenti con quanto hanno detto nei dibattiti precedenti». 

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