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Polonia al voto per il nuovo presidente: sfida tra europeisti e nazionalisti

 VARSAVIA. Si sono aperti i seggi in Polonia dove oggi 30 milioni di persone sono chiamati alle urne per scegliere il loro presidente. La scelta è tra l'attuale capo di stato Bronislaw Komorowski, 63 anni, sostenuto dal partito liberale di centro Piattaforma civica (Po), che governa dal 2007, e Andrzej Duda, 43 anni, del partito di destra Diritto e giustizia (Pis) dell'ex premier Jaroslaw Kaczynski. I primi exit poll si avranno attorno alle 21, ma i risultati finali non si sapranno prima di domattina.

Un liberal-conservatore europeista o un ultraconservatore nazionalista ed euroscettico. E anche, integrazione crescente nell'Ue oppure allontanamento dall'Europa in nome degli interessi nazionali: questa la scelta che hanno di fronte 30 milioni di elettori polacchi chiamati domani alle urne per decidere nel ballottaggio chi sarà il loro presidente per i prossimi cinque anni.

La scelta è tra l'attuale capo di stato Bronislaw Komorowski, 63 anni, sostenuto dal partito liberale di centro Piattaforma civica (Po), che governa dal 2007, e Andrzej Duda, 43 anni, del partito di destra Diritto e giustizia (Pis) dell'ex premier Jaroslaw Kaczynski.

«In Komorowski prevale la responsabilità senza rischio; in Duda il rischio senza la responsabilità», scrive il quotidiano Gazeta Wyborcza, che in un editoriale ieri ha prospettato l'eventualità che, dopo le politiche del prossimo autunno, Varsavia possa abbandonare gli ideali di solidarietà e seguire la strada già intrapresa dall'Ungheria di Viktor Orban. Duda, che è arrivato in testa nel primo turno del 10 maggio con il 34,76% dei voti, è sostenuto dalla Chiesa e dagli ambienti clericali più conservatori. E durante la campagna ha preso la parola di persona diverse volte dall'altare. Dal pulpito si è dichiarato a favore della reclusione per chi si sottopone alla fecondazione in vitro e ha promesso di fondare un ufficio speciale che seguirà i casi di «diffamazione» ai danni del popolo polacco all'estero. Ed è ovviamente contro l'ingresso della Polonia nell'euro. Komorowski, che il 10 maggio scorso ha avuto il 33,77% delle preferenze (l'affluenza ai seggi è stata del 48,96%) ha promesso libertà di coscienza e diritti uguali per tutti i cittadini. E  un' «amichevole autonomia» nei rapporti Stato-Chiesa.

La sorpresa più grande del 10 maggio è stata il 20,8% dei voti andati al cantante rock Pawel Kukiz, sostenuto dagli scontenti e, soprattutto, da molti dei giovani. Niente di strano quindi che in vista del ballottaggio i due rivali si siano impegnati sopratutto per attirare l'attenzione dei suoi elettori. Komorowski, con una propaganda elettorale molto più incisiva che al primo turno, ha aderito ad uno dei cavalli di battaglia di Kukiz, la modifica del sistema elettorale, per eliminare la parte proporzionale in favore di collegi uninominali: un tema sul quale è già stato indetto un referendum per il prossimo 6 settembre. Anche Duda ha intensificato i comizi elettorali, incontrando operai nelle fabbriche e facendo molte promesse agli agricoltori e agli studenti. L'impatto più forte sulle preferenze degli elettori potrebbero averlo avuto i dibattiti tv, dopo i quali Komorowski è salito al primo posto secondo i sondaggi. L'ultima rilevazione lo dà al 42% contro il 31% di Duda. Ma la campagna è divenuta sempre più tesa negli ultimi giorni e le promesse si sono moltiplicate.

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