ROMA. Sono state sei, e non cinque come si riteneva finora, le estinzioni di massa avvenute sulla Terra. La sesta, riconosciuta da geologi e paleontologi dopo 20 anni di dibattito, è stata quella del Capitaniano (o medio Permiano), come dimostra la ricerca coordinata da David Bond dell'università inglese di Hull.
Pubblicato sul Gsa Bullettin, lo studio spiega che questa sesta estinzione è avvenuta circa 262 milioni di anni fa, nell'ultima fase del periodo Permiano, quando gli oceani cominciarono progressivamente ad impoverirsi di ossigeno. Finora si avevano tracce di questa controversa estinzione di massa del Capitaniano solo alle latitudini equatoriali. Ma i ricercatori inglesi hanno dimostrato, per la prima volta, che in realtà ci sono state due e imponenti estinzioni tra i brachiopodi alle latitudini nordico boreali (Spitsbergen) dal Medio al Tardo Permiano, separate da una fase di recupero.
I dati su questa nuova era degli strati Spitsbergen, ottenuti usando gli isotopi dello stronzio, e confrontandoli con le sezioni di rocce della Groenlandia, suggeriscono che la prima crisi si sia avuta nel periodo Capitaniano. Il che indica che l'estinzione del medio Permiano si sia manifestata a latitudini maggiori. La crisi Boreale è coincisa con il maggior impoverimento di ossigeno, che ha portato alla mancanza di ossigeno e all'estinzione degli animali. La perdita quasi totale dei carbonati alle latitudini boreali suggerisce che abbia contribuito anche l'acidificazione. L'intervallo di recupero ha visto la comparsa di nuove specie di brachiopodi e bivalve tra i sopravvissuti, e un aumento del predominio dei molluschi. La successiva estinzione di massa c'è stata alla fine del Permiano. I nuovi dati consolidano così la teoria che lo stato di crisi del Medio Parmiano sia stata una vera e propria estinzione di massa, portando da 5 a 6 il loro numero.
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