PALERMO. «Irricevibile. La Finanziaria approvata dalla giunta è un documento monco. Dal punto di vista tecnico non può neanche essere esaminato»: Nino Dina, presidente della commissione Bilancio dell’Ars, blocca la manovra del governo ai nastri di partenza perchè non è stato approvato anche il bilancio. Ma Crocetta rilancia e chiede che venga esaminata subito la parte che riguarda le riforme, in attesa che da Roma arrivino i soldi per mettere a posto i conti.
Si apre un altro braccio di ferro fra governo e Parlamento. La giunta infatti ha dato il via libera alla manovra approvando solo la Finanziaria che prevede la riforma delle pensioni, i tagli al personale e ai forestali, la cancellazione di enti inutili e la riduzione dei compensi a sindaci e consiglieri comunali. Manca il bilancio, perchè è ancora incerta la copertura dei 3 miliardi e mezzo di buco. E manca soprattutto l’Allegato 1, che indicherebbe la copertura dei finanziamenti annuali a enti regionali, teatri, scuole, università: un «malloppo» di 160 voci di spesa per circa 300 milioni.
Tuttavia fra oggi e domani la Finanziaria verrà spedita all’Ars. E qui però dovrebbe fermarsi subito, come anticipa Nino Dina (Udc): «È una Finanziaria monca. Dal punto di vista tecnico, l’unico bilancio valido a cui possiamo agganciarla è quello presentato a dicembre per l’esercizio provvisorio. Ma lì ci sono fondi per appena 4 mesi. Invece ci vuole almeno un maxi emendamento a questo bilancio provvisorio per indicare come si arriva a fine anno. E questa è una cosa che andrebbe fatta subito».
Dina dunque traccia la rotta parlamentare della manovra appena approvata: «Non convocherò la commissione per iniziare l’esame. Non ha senso farlo. Attendo, tra l’altro, che il presidente dell’Ars faccia la sua valutazione di ammissibilità. Intanto speriamo che il governo concluda la sua interlocuzione con Roma. Ma a quel punto saremo già dopo Pasqua». E la Finanziaria, più o meno alla data del 7 aprile, non avrà compiuto nemmeno un passo. Malgrado la scadenza per il varo sia fissata a fine aprile.
Il tempo stringe e anche per questo motivo il presidente della Regione, Rosario Crocetta, chiede un’accelerazione: «Questa Finanziaria va considerata come una norma autonoma, indirettamente collegata al bilancio. E chiediamo che venga esaminata in questo senso. È uno ”Sblocca Sicilia” che serve a far ripartire l’economia». Ed è soprattutto il passepartout per presentarsi a Roma con quelle riforme che vengono viste come la carta di scambio per gli aiuti finanziari.
Crocetta è ottimista e prevede che entro giovedì la trattativa col governo nazionale possa concludersi con un patto scritto: «Oggi e domani l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, sarà a Roma per mettere a punto la parte tecnica dell’intesa. Io spero di andare giovedì per chiudere tutto incontrando Delrio. Intanto stiamo già ricevendo segnali positivi, di cui parlerò subito con Dina e spero anche con il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone».
La trattativa con il governo Renzi è complicata dal fatto che lo Stato ha già approvato il proprio bilancio e non può dunque ricavare nuove risorse da inviare in Sicilia. Ci si deve quindi muovere all’interno di un quadro molto rigido e per questo motivo la strada che Baccei sta percorrendo prevede che lo Stato ceda alla Sicilia quote di tasse e consenta l’utilizzo e la riprogrammazione di fondi stanziati per altri scopi. L’assessore all’Economia spera così di coprire almeno due miliardi e mezzo. E considerando poi i tagli previsti nella Finanziaria (poco più di 150 milioni) resterebbero da coprire circa 800 milioni. Per questo motivo lo stesso Baccei non ha escluso di dover fare ricorso dopo l’estate a una manovra correttiva.
E su tutto questo piano pesano anche le incognite siciliane. L’intera parte delle Finanziaria che riguarda il personale verrà sottoposta prima di arrivare in aula a una trattativa con i sindacati per provare a trasformarla in un accordo che renda superflua la legge. Nei giorni scorsi questa mossa è stata presentata come un’apertura di Crocetta ai sindacati ma in Parlamento nelle ultime ore è maturata un altro punto di vista: sicuro del fatto che una maggioranza sotterranea e trasversale è pronta ad impallinare gran parte di queste norme col voto segreto, il governo spera di agirare l’ostacolo portando a casa il risultato prima di arrivare all’Ars.
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