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Immigrazione, Nicolini: «Chiudere le frontiere aiuta solo i criminali»

Il sindaco di Lampedusa: «Si vada in loco a gestire le emergenze e si decida chi fare arrivare in Europa e come. Basta contare i morti»

PALERMO. «Ho incontrato poche ore fa i superstiti di quest’ultima tragedia. Sono molto provati, non avevano la forza di parlare. Ma quel poco che hanno detto ha aperto un orizzonte su qualcosa di orribile che purtroppo è presagio di altri stragi...»: si incrina per un attimo, causa emozione, la voce di Giusi Nicolini, la battagliera sindaca di Lampedusa.

L’ultima strage si associa ad altri drammi. Come quello dei migranti minacciati con le armi e costretti a salire a bordo dei gommoni che li avrebbero portati alla morte. Ma la lucidità della Nicolini resta tutta: «Questa nuova tragedia va interpretata e capita. La criminalità organizzata che sta dietro queste traversate non fa politica, fa solo affari. A loro, di Mare Nostrum o di Triton, non importa nulla. Gli organizzatori vengono pagati prima delle partenze, se poi qui da noi non arriva nessuno vivo, non è un problema loro. È una tratta di esseri umani, nessuno scrupolo per loro...».

Sindaco, un business che deve suggerire soluzioni serie e definitive...
«La tratta di esseri umani, nella graduatoria degli affari illegali mondiali, è al terzo posto dopo droga e armi. È un tema su cui l’Europa dovrebbe impegnarsi in modo definitivo, mentre noi stiamo qui a contare i morti. Uso un paradosso. Non frega a nessuno dei morti? Allora occupatevi del tema per tutelare la sicurezza e la legalità dell’Europa. Perché chi si arricchisce con i viaggi della disperazione, destina i proventi al traffico di armi e della droga. Sono le vittime di questo olocausto che alimentano le casse della criminalità».

Cosa serve, davvero?
«Intanto che si dica che le politiche di chiusura verso gli immigrati da parte dell’Unione Europea, che sono giustificate da motivi di sicurezza, sono la causa della più grande illegalità che c’è nel Mediterraneo. Basta con le prese in giro...».
In concreto, cosa suggerisce?
«Si riuniscano i capi di Stato dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e prendamo una decisione. Bisogna andare in Africa, nei paesi dove partono queste persone, e attrezzare campi profughi. Bisogna evitare che gli uomini vengano sequestrati e le donne stuprate. Non è solo il viaggio sui barconi, il problema...».
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