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Lotta all'Isis, Obama chiede al Congresso l’autorizzazione all’uso della forza militare

NEW YORK. Il presidente Barack Obama ha inviato al Congresso una proposta per chiedere l'autorizzazione all'uso della forza militare contro lo Stato Islamico, che rappresenta "una grave minaccia".

Il cuore di Barack Obama e' "spezzato", assicura il presidente, per la fine della giovane Kayla. Ma la linea sugli ostaggi americani in mano ai terroristi, Isis in testa, resta quella della massima fermezza: "Gli Stati Uniti non pagano i riscatti". Punto e basta.

In una lunga intervista rilasciata al sito BuzzFeed, il presidente si dice straziato per morte della la giovane cooperante  in mano ai jihadisti dell'Isis. "Dire alle famiglie che gli Usa non pagano i riscatti e' la cosa piu' dura che abbia mai fatto. Ma questo e' un punto fermo della nostra politica". ''La ragione - spiega Obama - e' che se cominciassimo a farlo non solo finanzieremmo il massacro di persone innocenti, ma rafforzeremmo la loro organizzazione e di fatto renderemmo gli americani ancor di piu' un bersaglio di futuri rapimenti''. E pazienza se invece altri Paesi europei - tra cui la stampa Usa indica Francia, Germania e Italia - i riscatti li pagano: una politica che la Casa Bianca ufficialmente non ha mai condiviso e non condividera' mai, in sintonia con il Regno Unito.

Obama si difende con forza quindi da chi lo accusa di non fare abbastanza per salvare gli ostaggi americani: "Non e' vero, non penso sia una cosa corretta dire che il governo non fa tutto quello che puo'. Noi dedichiamo e abbiamo dedicato enormi risorse  per liberare i prigionieri o gli ostaggi ovunque nel mondo", rivendica il presidente. Rivelando come Kayla era tra gli ostaggi che gli Stati Uniti tentarono di liberare la scorsa estate con un blitz in Siria, operazione che pero' falli'. "Probabilmente non ci riuscimmo per un giorno o due", si rammarica. Un episodio, quello ricordato da Obama, riconducibile al fallito blitz delle forze speciali Usa la scorsa estate presso una raffineria nel nord della Siria.

Intanto fa però discutere un'altra intervista rilasciata dal presidente: quella al sito Vox, in cui nel descrivere l'attentato al supermercato kosher di Parigi, lo stesso giorno dell'attacco a Charlie Hebdo, Obama evita di parlare di atto antisemita. Ma di un terrorista che ha sparato a caso su un gruppo di persone. Frase che ha creato qualche imbarazzo e che ha costretto la Casa Bianca a difendersi. "Il presidente ha voluto dire che in quel negozio c'erano anche altre persone non della comunita' ebraica", si è affretto a precisare il suo portavoce Josh Earnst. Tuttavia, anche la portavoce del Dipartimento di stato, Jennifer Psaki, si e' rifiutata di definire antisemita l'attacco. E la polemica con settori della comunità ebraica - tanto più in tempi di gelo con il premier israeliano Benyamin Netanyahu - sembra destinata a montare.

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