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Tagli alle linee ferroviarie, da giugno in Sicilia ci saranno meno treni a lunga percorrenza

Si passa da dieci a quattro. Molti passeggeri dovranno andare a piedi sui traghetti per la Calabria

PALERMO. In barba alle mappe geografiche e alla comune credenza, se per le Ferrovie Italiane lo Stivale non si ferma in Calabria, poco ci manca. Se Cristo si è fermato ad Eboli, i treni, tra qualche mese, si fermeranno poco sotto, a Villa San Giovanni, l’altra faccia dello Stretto di Messina. Non tutti, certo: ne rimarranno due.

La Sicilia perderà i treni a lunga percorrenza e la continuità territoriale. Già i collegamenti di Trenitalia erano stati ridotti al minimo, con 10 corse (tra andata e ritorno) oltre lo Stretto, che tra 5 mesi diventeranno 4. Uno stillicidio, a cui tutti cercano una soluzione. Forse con un po’ di ritardo, visto che da mesi i comitati pendolari siciliani, capitanati dal Ciufer di Giacomo Fazio, gridano allo scandalo. E non solo per quanto riguarda la lunga percorrenza, visto che negli ultimi anni sono state tagliate corse per qualcosa come dieci milioni e mezzo di euro. Una cifra enorme. A Roma qualche giorno fa c’è stato l’incontro tra i vertici delle Ferrovie dello Stato Italiane e i rappresentanti sindacali dell’OR.S.A. Sicilia per discutere del futuro dei treni a lunga percorrenza, da e per la Sicilia, e del servizio di traghettamento con le navi ferroviarie nello Stretto di Messina. Le Fsi hanno ufficializzato che con l’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, programmato il 13 giugno 2015, i «servizi universali» con i due treni InterCity diurni Palermo/Siracusa – Roma, e l’InterCity Notte Palermo/Siracusa – Milano, saranno definitivamente soppressi. Per raggiungere il continente ai siciliani rimarranno i due treni InterCity Notte Palermo/Siracusa – Roma. In alternativa da «quasi» tutte le città dell’isola con un treno regionale dovranno raggiungere Messina, e da questa, a piedi, la nave traghetto che li porterà in Calabria.

La decisione delle Fsi fa seguito alla mancata erogazione dei fondi statali (47 milioni di euro annui), che lo stesso ministero dei Trasporti aveva confermato già il 23 dicembre 2014.

«Ci apprestiamo ad assistere alla chiusura di un servizio che, se fosse stato gestito nel migliore dei modi, poteva e potrebbe dare vigore in un settore, quale quello della mobilità, che da decenni attende un servizio di qualità, con treni confortevoli e, soprattutto, con tracce orarie che permettano di viaggiare con velocità superiori agli attuali treni regionali, fermi all’età della pietra, con tratte come la Cefalù-Patti in cui non si superano gli 80 chilometri orari», dice Fazio. Le Fs Italiane hanno sottolineato come «non abbandonano lo Stretto di Messina, anzi investono e potenziano», dicendo che non c’è nessun posto a rischio fra il personale impegnato nelle attività di navigazione, con i 62 dipendenti saranno ricollocati in Rfi nelle attività di terra e di bordo, ribadendo che le attività di traghettamento di carrozze e carri merci proseguiranno regolarmente, con un’organizzazione «più funzionale, moderna e aderente alle esigenze», con un progetto che prevede già da gennaio 2015, a carico del Gruppo Fs Italiane e senza alcun onere aggiuntivo per lo Stato, un servizio di traghettamento veloce fra Messina e Villa San Giovanni.

Quello dei treni a lunga percorrenza non è di certo l’unico problema delle Ferrovie in Sicilia. Non è stato ancora firmato il contratto di servizio, con un’attesa che dura da 4 anni. In 48 mesi non si è trovato un compromesso tra la domanda dell’azienda (135 milioni) e l’offerta dello Stato (111 milioni). Risultato: nessun ammodernamento del materiale rotabile. Treni vecchi, obsoleti, che spesso e volentieri si guastano. Di conseguenza, meno convogli funzionanti, meno corse. Un massacro per i pendolari da Palermo verso Trapani, Punta Raisi, Agrigento, Caltanissetta, Catania e viceversa. Per non parlare della zona sud della Sicilia. Il presidente della Regione Rosario Crocetta ha già annunciato che si farà sentire a Roma per l’incresciosa situazione, e anche il parlamentare regionale del Pd, Filippo Panarello, ha sottolineato che «l'orientamento delle Ferrovie dello Stato, di ridurre i treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia, è inaccettabile».

 

 

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