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Bombe e versi: Cederna racconta la Grande Guerra

Lo spettacolo debutta stasera al Gobetti di Torino e sarà in scena a Palermo, al Ridotto del Biondo, dal 12 al 22 marzo

PALERMO. Una scena nuda. Un cumulo di sacchi e legni anneriti dal fuoco, che diventa fiume, trincea, montagna, cimitero. E un sopravvissuto, quasi un naufrago di quell'orrore che fu la Grande Guerra. Inizia così L'ultima estate dell'Europa, nuovo spettacolo di Giuseppe Cederna, scritto insieme ad Augusto Golin, per la regia di Ruggero Cara, che da  stasera porta in «prima nazionale» al Teatro Gobetti le anime e il dolore di una ferita aperta 100 anni fa e mai più richiusa. «Non sono un esperto di guerra, nè amo gli anniversari - racconta Cederna -. Sono stato più volte in montagna sui luoghi delle trincee, della morte, del dolore, del freddo. Ma, stupidamente, non sentivo mi appartenessero. Poi Golin mi ha portato del materiale, saggi storici, diari di soldati, poesie e lì ho trovato una miniera di storie e un legame profondo con quei protagonisti».

Tutto, in palcoscenico e nella Storia, inizia il 28 giungo 1914 a Sarajevo. Francesco Ferdinando e la duchessa Sofia attraversano la città in un bagno di folla. Tra la gente anche «quei 6-8 attentatori, che metteranno in gioco la loro vita per un ideale, giusto o sbagliato che fosse». Due colpi di pistola e il mondo cambia per sempre. «In poco più di un mese - ripercorre Cederna - l'Europa si sgretola sotto il peso di un cumulo di menzogne e nazionalismi». Austria, Serbia, Russia, Germania, Francia e Inghilterra si dichiarano guerra. Poi è la volta di Giappone e Stati uniti. «L'Italia comincia a pensarci. Ma in realtà ci sta già pensando da tempo».

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