ROMA. Sono 27 i Paesi che nel mondo coltivano biotech, per un totale di 175 milioni di ettari concentrati soprattutto negli Stati Uniti (70,1 milioni di ettari), Brasile (37 milioni), Argentina (24,4 milioni) e Canada (11 milioni) ma anche in Cina e nei Paesi di via di Sviluppo. La 'mappatura' delle coltivazioni biotech giunge da Coldiretti sulla base dei dati dell'International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (ISAAA). In coda alla classifica delle superfici coltivate c'è l'Unione europea, dove sono rimasti solo cinque Paesi, su ventotto, a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari).
L'accordo politico raggiunto a Bruxelles, tra i negoziatori del Parlamento e del Consiglio Ue, che dà la possibilità a ogni Stato membro di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, dovrebbe quindi consentire, dopo l'approvazione attesa nella prossime settimane di «mettere al sicuro l'Italia nelle prossime semine primaverili - osserva Coldiretti - dalle 'provocazioni' con semine illegali effettuate con il pretesto delle precedenti norme comunitarie». Del resto - sottolinea il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, in Italia quasi 8 cittadini su 10
(76%) si oppongono al biotech nei campi.
La Cia-Confederazione italiana agricoltori sottolinea infine come il fronte del no agli Ogm sia diffuso in tutta Europa: «Non solo tre cittadini su cinque in Ue sono contrari ai cibi «biotech» - osserva la Confederazione agricola - ma la stessa superficie agricola comunitaria dedicata alle colture geneticamente modificate è irrisoria, rappresentando lo 0,001 per cento del totale».
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