MESSINA. La Dia di Catania sta eseguendo ordinanze di custodia cautelare nei confronti di funzionari del Consorzio autostrade siciliane (Cas) e imprenditori in esecuzione di un provvedimento del Gip di Messina, emesso su richiesta del procuratore Guido Lo Forte e dall'aggiunto Sebastiano Ardita.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono di turbata libertà degli incanti, induzione a dare o promettere utilità e istigazione alla corruzione. L'inchiesta, basa su indagini della Dia, riguarda funzionari e imprenditore che, secondo l'accusa, sarebbero stati "interessati negli appalti truccati nel settore dei lavori sulle autostrade siciliane che coinvolge prevalentemente i cosiddetti bianchi".
Otto arresti. Sono otto gli arresti domiciliari (CLICCA QUI PER LEGGERE I NOMI) disposti dal Gip di Messina, Maria Luisa Materia, nei confronti di sei imprenditori, ma uno per una vicenda estranea all'inchiesta sul Consorzio autostrade siciliane, e un dirigente e un funzionario del Cas eseguiti dalla Dia di Catania.
Il giudice ha disposto anche l'interdizione ad esercitare in imprese per due mesi a due rappresentanti di altrettante società. Investigatori della Direzione investigativa antimafia di Catania e Messina hanno eseguito anche il sequestro cautelativo di beni per complessivi 100mila euro nei confronti di uno degli indagati.
Le indagini. Al centro delle indagini la presunta turbativa d'asta per l'assegnazione dei lavori del servizio di sorveglianza per la A18, la Messina-Catania e Siracusa-Rosolini, e la A20, la Messina-Palermo. La gara sarebbe stata 'turbata' attraverso un accordo sulle percentuali in ribasso. L'episodio risale al 9 maggio 2013, quando l'appalto, da 8milioni di euro, fu bandito con somma urgenza dopo essere stato revocato.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Guido Lo Forte, dall'aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Fabrizio Monaco, nasce da controlli disposti dalla Procura di Messina sulla gestione della Tecnogest, riconducibile a Antonino Giordano, chiarata fallita dal Pm.
La tangente rifiutata. C'è anche il rifiuto di una tangente negli atti dell'inchiesta Tekno della Procura di Messina sul Consorzio autostrade siciliane. La dazione sarebbe avvenuta da parte di Giacomo Giordano, che è stato posto agli arresti domiciliari dalla Dia di Catania, nei confronti di un dirigente della Aeroporti di Roma (Adr) che era preposto alla gestione dell'appalto di pulizia nello scalo Leonardo da Vinci di Fiumicino svolto da una società riconducibile all'imprenditore, la Meridional service.
Per ottenere eventuali riduzioni sulle penali contrattualmente previste in caso di inadempimenti nella prestazione del servizio Giordano avrebbe lasciato una busta con buoni carburanti per 500 euro. Il funzionario dell'Adr, non soltanto ha rifiutato la tangente, ma ha provveduto ad informare superiori e collaboratori dell'accaduto e a restituire successivamente la busta. Il reato ipotizzato dalla Procura di Messina è di istigazione alla corruzione.
«L'inchiesta sul Consorzio autostrade siciliane ha svelato un modo inaccettabile di gestire le risorse pubbliche. Per questa ragione, ringrazio i magistrati e gli investigatori che hanno squarciato quel velo di collusione scellerate tra amministratori pubblici e imprenditori». Lo dice Giovanni Pizzo, assessore alle Infrastrutture della Regione siciliana.
«È persino inutile dire che sono preoccupato: sia per il quadro di collusioni emerso, sia per il rischio che l'intero sistema Cas finisca nel tritacarne, con rischi per i servizi ai cittadini e alle imprese. Quel consorzio è un patrimonio della collettività siciliana, va tutelato e messo al riparo dagli inquinamenti dei sistemi del malaffare», aggiunge. «Va anche detto - ricorda Pizzo - che già nei mesi precedenti l'amministrazione regionale siciliana aveva attivato un sistema di vigilanza. Ora, questo sistema di controlli e vigilanza deve essere rafforzato, proprio per quel principio che vede il sistema delle autostrade siciliane come un patrimonio per l'economia e la società siciliana».
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