Il finanziamento dei forestali torna a mettere sotto pressione le esauste casse della Regione. Bisogna trovare rapidamente 25 milioni. Altrimenti migliaia di operai non potranno raggiungere il quorum minimo di giornate lavorate. Come sempre, quando si parla di forestali la fibrillazione tra i partiti ha raggiunto livelli altissimi. Deputati e assessori sono all’affannosa ricerca delle risorse che servono per raggiungere l’obiettivo. Come ultima spiaggia ci sono le giacenze al Crias. Infatti, se soldi non ce ne sono, occorre inventarli. In ballo sono i fondi che servono a garantire i finanziamenti per le aziende artigiane e per quelle agricole.
Dissanguare il Crias significa, sostanzialmente, togliere ossigeno alla produzione. Private della garanzia pubblica, le imprese avranno molta difficoltà a trovare credito. Quindi saranno costrette a rallentare l’attività e, nella peggiore delle ipotesi, chiudere e lasciare a casa i dipendenti. E tutto questo perché? Perché bisogna dare i soldi ai forestali. Siamo veramente all’inversione di tutti i canoni della buona amministrazione e, soprattutto, del buon senso. Viene tolto ossigeno al mondo della produzione per elargire un po’ di mance ai forestali. Vuol dire che la dissipazione viene preferita al lavoro e allo sviluppo. Fino a quando potrà andare avanti questo scempio? E’ giunto il momento di fare i conti con la realtà. Assurdo cercare risorse che non ci sono e che non ci saranno mai più, come ha avvertito il presidente Crocetta intervistato da questo giornale. Serve un salto di qualità sulla strada delle riforme. Una nuova visione della Regione per farla diventare motore di sviluppo e non più fornitrice di privilegi. E’ necessario che le forze politiche trovino la forza e la capacità di mutare verso. E invece si sente sempre ripetere: si cambia, si cambia, sia cambia. E non si cambia mai.
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