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Il prefetto Giuffrè: «Contro il racket che cambia pelle controlli più severi e meno burocrazia»

Da luglio è nuovo commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura,

Un «constrictor» che cambia pelle e rischia, se non si aggiornano le tecniche investigative e si perde «il contatto con le storie di vita di chi subisce le estorsioni», di sgusciare via, infiltrandosi nei gangli del sistema economico. Per Santi Giuffrè, palermitano, prefetto, una storia in polizia, da luglio nuovo commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, il problema del racket e la nostra stessa essenziale funzione non stanno soltanto nel garantire la restituzione del maltolto, ma di farlo bene e presto. Riconoscendo l'estorsione anche dove è più arduo se ad essere usati sono gli strumenti tradizionali».

Con una parola d'ordine accompagnata da proposte operative: snellimento. E un corollario obbligato: «Lo Stato stia attento a non tartassare artigiani e piccoli commercianti». Giuffrè è stato ospite, ieri, nella sede del comitato palermitano di Addiopizzo in occasione della presentazione della nuova «card» sconto lanciata dall'associazione: obiettivo, la creazione di un fondo per la riqualificazione di aree naturalistiche e monumentali della città.

Prefetto, intanto numeri e prospettive immediate del sostegno alle vittime di estorsioni e usura.
«Numeri corposi, per un ufficio che, in rete con i comitati locali, deve stabilire non solo il “se” ma pure il “quanto” ristorare, con il limite di 1 milione e mezzo di euro per impresa stabilito dalla legge, attingendo da un fondo di garanzia alimentato dal prelievo sulle polizze assicurative, Rc auto esclusa. Dal primo gennaio a oggi abbiamo esaminato 1.200 pratiche, ricevendone circa 400 di nuove e liquidando complessivamente 15 milioni di euro. In Sicilia, sono state accolte 29 domande per 3 milioni e 295 mila euro per quanto riguarda le estorsioni. Undici istanze e 408 mila euro, invece, per l'usura».

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