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Andrea Belotti, il "gallo" rosanero che fa sognare: a vent'anni è già l'idolo dei tifosi

La prima doppietta in serie A, dopo quella firmata contro la Serbia in azzurro, è una nuova iniezione di fiducia per l'attaccante

PALERMO. La favola del «gallo» rosanero, Andrea Belotti, 20 anni, è appena iniziata ed è destinata a durare a lungo. Si intuisce dai suoi movimenti, dall'innato senso del gol, dalle medie realizzative da bomber affermato. Lui smorza i complimenti con ironia e umiltà, ma si capisce che è un predestinato. Ha già conquistato l'Under 21 (6 gol in dieci partite) e il pubblico palermitano lo osanna. Il suo riscatto dall'Albinoleffe è stata una delle poche note positive del mercato rosanero, piuttosto al risparmio. E Belotti ha subito ripagato la fiducia, mettendo a segno ieri sera una doppietta contro il Napoli.

«È una sensazione bellissima - ha spiegato il bomber -. Sono contento di avere fatto una doppietta contro una squadra veramente forte come il Napoli, in uno stadio dove sono passati grandissimi attaccanti. Sarà una serata che non mi dimenticherò. Dopo i primi due gol, subiti per un paio di disattenzioni, non ci siamo scomposti, non ci siamo abbattuti, abbiamo continuato a lavorare e dopo aver trovato il 2-1 abbiamo recuperato fiducia e
abbiamo riacciuffato per due volte la partita».

La prima doppietta in serie A, dopo quella firmata contro la Serbia in azzurro, è una nuova iniezione di fiducia per l'attaccante. E il «gallo» (dal cognome di un suo amico d'infanzia che per gioco gli ha suggerito di esultare a ogni gol mimando l'animale) alza sempre più spesso la cresta. Per Beppe Iachini sarà più difficile adesso farlo crescere per gradi: tutti lo vogliono in campo.

Nato a Calcinate, in provincia di Bergamo, è arrivato al grande calcio partendo dall'Albinoleffe, dopo essere stato scartato dall'Atalanta. Dopo un anno in Lega Pro prima divisione in cui segna 12 reti, Giorgio Perinetti se lo accaparra e il resto è storia rosanero. «Ho fatto tanti sacrifici per essere qui - ha spiegato - e senza mio padre non ce l'avrei fatta. Mi obbligava a tornare a casa mentre i miei amici restavano fuori a divertirsi. Ma adesso gioco in Serie A».

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