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Governo isolato, è gelo nella maggioranza

La linea di Crocetta non viene condivisa da Cardinale e Leanza, che chiedono un «raccordo politico» con l’esecutivo. Grillini e Forza Italia pronti alla mozione di censura alla Scilabra. Ncd: si azzeri tutto e si torni alle urne

PALERMO. Crocetta conferma la Scilabra e chiude la porta agli alleati che chiedono un nuovo governo «più politico». Tuttavia il presidente per la prima volta trova davanti a sè il gelo non solo del Pd ma anche degli alleati più influenti di questi primi due anni, Totò Cardinale e Lino Leanza. E dallo scontro sul Piano Giovani viene fuori uno scenario di grande incertezza, che rafforza l'opposizione: pronta a presentare una mozione di sfiducia alla Scilabra che, seppure priva sulla carta dei numeri, può diventare la miccia per fare esplodere la maggioranza. In commissione nessun partito del centrosinistra ha difeso l’assessore alla Formazione nè il collega al Lavoro Giuseppe Bruno malgrado entrambi abbiano la tessera del Pd. Antonello Cracolici ritiene che «la Corsello è stata più convincente di loro. Ma il problema non sono i singoli assessori quanto l’inadeguatezza del profilo politico di questo governo». Cracolici interpreta l’umore dell’ala del Pd che non vuole più neppure provare a recuperare il rapporto con Crocetta, un’area sempre più vasta. Per di più il gelo verso la Scilabra si riflette nei rapporti che gli alleati hanno con un altro dei principali azionisti del governo, Beppe Lumia. Anche per tutelare quest’area politica Crocetta ieri ha scelto di confermare la fiducia alla Scilabra, evitando di liberare un posto in giunta che sarebbe inevitabilmente andato a un rappresentante dell’ala ostile del Pd: «Nelli - si è chiesto il presidente - dovrebbe essere capro espiatorio del nulla? Dietro gli attacchi ci sono i nostalgici della vecchia formazione, quella alimentava corruzione e scambi di favori ma anche escort».
La conferma dell’assessore alla Formazione provoca però lo scetticismo di Pdr e Articolo 4. Totò Cardinale avverte Crocetta: «Gli umori dei deputati non sono buoni. Serve un raccordo politico fra maggioranza e governo. Suggerisco al presidente di lavorare su questo aspetto». Cardinale non pone l’aut aut sul rimpasto ma non nasconde neppure che «il sistema che ha guidato la nascita del Crocetta bis, troppo legato a rapporti tra singoli deputati e presidente, non ha funzionato. Il governo deve essere rappresentativo. Crocetta trovi la quadra col Pd e le altre forze e vada avanti».
Nel movimento di Lino Leanza si è scelto invece il silenzio. Che va letto anche come una mancata difesa del governo: ed è la prima volta che accade. Gli uomini di Leanza si chiedono «se c’è ancora una maggioranza» e non intendono esercitare un ruolo che traducono con una battuta: «Non saremo per Crocetta quelli dell’”arrivano i nostri”».
Il presidente si dice disponibile a convocare un vertice di maggioranza ma sbarra la strada a nuovi rimpasti: «Quella del governo politico in questo momento è una proposta irricevibile. Anche perchè in quell’assessorato e davanti al problema del Piano Giovani un politico eserciterebbe proprio quelle pressioni sulla dirigenza che Nelli non ha esercitato. No, non servono mediazioni politiche sulla formazione».
Ma con una maggioranza logorata dalle polemiche Crocetta dovrà affrontare gli attacchi di una opposizione rinvigorita. I grillini annunciano la mozione di censura alla Scilabra: «Il suo fallimento è quello di tutto il governo. Bisogna mettere fine a questa esperienza di governo prima che sia troppo tardi». Forza Italia prova a sfruttare la scia delle polemiche e soprattutto le crepe nella maggioranza: «Se la Scilabra non farà un passo indietro - commenta Marco Falcone - la prossima settimana presenteremo la mozione di sfiducia». Nello Musumeci chiede che già la commissione Lavoro, martedì prossimo, «formalizzi un giudizio politico sul Piano Giovani» e chiede le dimissioni di Crocetta. Il Nuovo Centrodestra, con Francesco Cascio e Giuseppe Castiglione, chiede a Crocetta di «azzerare tutto o tornare alle urne».
Il caso Piano Giovani sta facendo emergere le crisi mai risolte legate al rimpasto della primavera scorsa. Ma sta mostrando anche il malessere di ambienti non politici. Ivan Lo Bello, vicepresidente nazionale di Confindustria, ironizza: «Quello che è successo oggi è chiaro, la politica non c’è più. Viva la burocrazia verso la fine della Sicilia. Da sempre la burocrazia ha governato di fatto la Regione, ora vuole anche liquidare gli assessori».

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